Gramigna: molto più di un’infestante
Pubblicato il Gennaio 18, 2021 - Benessere

La Cynodon dactylon è comunemente detta Gramigna ed è sinonimo di specie botanica che cresce ovunque, e soprattutto come pianta indesiderata e da estirpare; questo perché ricopre il terreno e impedisce la crescita delle altre piante coltivate nelle vicinanze, ostacola la vangatura, e altre lavorazioni del terreno. La sua etimologia deriva dal termine greco cynòs che significa cane e dal greco odón che significa dente, quindi dente di cane, forse per la forma delle gemme degli stoloni; mentre dáctylos significa dito in riferimento alla forma digitata dell’infiorescenza.
Essendo una Graminacea (fam. Poaceae) è una pianta erbacea perenne; possiede un’infiorescenza costituita da spighe, nel caso della Gramigna le spighe sono inserite tre a tre per ogni culmo, tutte allo stesso livello. Possiede un fusto sotterraneo (rizoma) che ogni anno emette radici e fusti avventizi che si intrecciano e colonizzano il terreno. Le foglie sono lineari, lunghe 3-5 cm e larghe 3 mm circa. La fioritura avviene da luglio a settembre e si manifesta con fiori dai colori che vanno dal verde al violaceo, mentre il frutto è una cariosside.
La droga è rappresentata dal rizoma, grande da 3-4 mm, un po’ appiattito, il suo tempo balsamico è indicato preferibilmente a primavera, anche se la raccolta può essere eseguita tutto l’anno; inoltre a volte vengono utilizzate anche le parti verdi. Essa contiene un polisaccaride simile all’insulina chiamato triticina; ma anche cinodina, olio essenziale (carvacrolo, carvone, timolo, mentolo, trans-anetolo), mucillagini, saponine, zuccheri (fruttosio, glucosio, mannitolo, inositolo), acido malico, acido palmitico, vanilloside, vanillina, acidi fenolcarbossidici, nitrato di potassio, calcio, acido silicico, silicati.
La Gramigna è un medicamento popolare molto diffuso e ha proprietà diuretiche, disintossicanti, rinfrescanti, aperitive, colagoghe, emollienti, antigottose e ipotensive.
A livello tradizionale il decotto del rizoma era utilizzato per eliminare i piccoli calcoli dell’apparato urinario e della cistifellea, a scopo diuretico, nelle affezioni urinarie, associato a Ortica e Malva come decongestionante in affezioni vescicali e cistiti, ma anche in caso di influenza, polmonite e come purgativo.
Nel campo erboristico viene utilizzato il succo fresco delle sommità verdi come depurativo epatico.
Il decotto del rizoma viene utilizzato per aiutare in caso di gotta e iperuricemia, in caso di renella, reumatismi. Inoltre il decotto ha anche un utilizzo come uso esterno per trattare le infiammazioni oculari. Viene preparata anche la tintura madre sempre come depurativo, drenante e ipotensivo.
Nei primi decenni del 1900 esisteva a Roma una figura professionale che si dedicava alla raccolta della Gramigna. Questi raccoglitori venivano chiamati “gramicciari” e dopo la raccolta lavavano la Gramigna nelle fontane di Roma, e una in particolare si ricorda a questo scopo, la fontana nei pressi di S. Maria Maggiore.
I rizomi freschi sono stati usati, dopo essiccazione e macinazione e dopo averli mescolati con il frumento, per la produzione di pane in periodi di carestia.
Tritati e arrostiti i fusti sotterranei della Gramigna sono stati utilizzati come surrogato del caffè.
Un altro prodotto originale che in passato si produceva con la Gramigna era la birra.
Infine siccome i suini sono ghiotti di questi rizomi, venivano utilizzati questi animali per eliminare la Gramigna quando il terreno doveva essere lavorato.
Esistono specie simili utilizzate allo stesso modo, un esempio: Elymus repens (Agropyron repens o Triticum repens).
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
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