Boldo: pianta digestiva e coleretica
Pubblicato il Marzo 1, 2023 - Benessere
Il Peumus boldus Molina, famiglia delle Monimiaceae, comunemente conosciuto come Boldo, deve il suo nome botanico a Peumus, nome cileno della pianta e a boldus, dedicato al botanico spagnolo D. Boldo, che probabilmente per primo descrisse la specie.
Il Boldo è originario dell’America Latina, in particolare da Perù, Equador, Cile e Argentina. Si dice che le capre andine che brucavano delle sue foglie non soffrivano mai di disturbi digestivi ed epatici.
Ignazio Molina porta a conoscenza gli studiosi europei delle proprietà medicamentose del Boldo, in un saggio di storia naturale cilena, pubblicato nel 1782.
Descrizione botanica del Boldo
Il Boldo è un arbusto o un piccolo albero sempreverde che non supera i 5 metri di altezza, con rami giovani esili a corteccia scura. Le foglie sono opposte, brevemente picciolate, ruvide, di odore gradevole. Il boldo è una specie dioica, cioè sviluppa i fiori femminili e maschili su individui differenti. Entrambi i tipi di fiori si sviluppano in corimbi posti all’ascella delle foglie e nella parte finale dei rami. Quelli maschili hanno numerosi stami e quelli femminili un pistillo con 2-5 carpelli uniovulati. Produce frutti fra dicembre e febbraio, caratterizzati dal cospicuo contenuto di zuccheri e quindi dal gusto molto dolce.
Costituenti principali, impiego e controindicazioni del Boldo
Del Boldo si usano le foglie raccolte in autunno. La droga contiene alcaloidi di tipo isochinolinico (0,25-0,7%; il principale costituente alcaloideo è la boldina), flavonoidi (es. isoramnetina) ed olio essenziale (2,5%).
Il Boldo ha proprietà diuretiche (l’olio essenziale contiene il 4-terpineolo, principio irritante e diuretico caratteristico del ginepro), stomachiche, colagoghe e coleretiche. L’attività coleretica è stata attribuita ai flavonoidi e agli alcaloidi.
È impiegato nelle cure depurative stagionali, come protettore epatico, utile per prevenire danni al fegato, e nella lieve insufficienza epatica e biliare. Pianta che depura il fegato, è digestiva e leggermente lassativa.
La sperimentazione farmacologica ha confermato l’attività coleretica, con netto aumento della secrezione biliare, anche se con effetto di breve durata.
Il Ministero della Salute attribuisce alle foglie del Boldo una ‘’funzione digestiva’’, ‘’funzione epatica’’, ‘’drenaggio dei liquidi corporei’’ e ‘’regolarità del transito intestinale’’.
La dose giornaliera raccomandata dalla Commissione E tedesca è di 3 g di droga essiccata.
Alle dosi terapeutiche non sono stati evidenziati effetti tossici, ma dosi eccessive possono causare irritazioni dei reni per cui l’uso va evitato in caso di disturbi renali, di gravi occlusioni delle vie biliari e in gravidanza. Possibile interazione con Warfarina, per aumento dell’effetto anticoagulante, in quanto il Boldo contiene cumarine.
L’olio essenziale ed i distillati di Boldo non dovrebbero essere utilizzati in quanto contengono ascaridolo, utilizzato in passato come antielmintico, oggi impiegato solamente in campo veterinario.
Usi e ricette con il Boldo
Il Boldo è un componente di diverse formulazioni adoperate nel trattamento della dispepsia, nei casi di crampi addominali, costipazione e disturbi epatici.
Antica ricetta del Vino di Boldo
Macerare per una settimana 30 gr di foglie di Boldo in un litro di marsala, filtrare e conservare al fresco. Consumarne un bicchierino da liquore al giorno, prima o dopo un pasto.
(I Vini Medicinali – Eraclio Fiorani, Roberto Fedecostante)
Infuso composto
- Achillea sommità 25 g,
- Boldo foglie 25 g,
- Carciofo foglie 25 g,
- Liquirizia rizoma 20 g,
- Senna foglie 10 g
Tre cucchiai in mezzo litro d’acqua, per dieci minuti, tre tazze al dì.
Ipolipidemico, depurativo, antiurico, coleretico, colagogo, diuretico, leggermente lassativo.
(Trattato di fitoterapia, G. Peroni)
GIULIA CALDARELLI