PARTENIO: CONTRO EMICRANIA E MAL DI TESTA
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Il Tanacetum parthenium (L.) Sch. Bip., famiglia delle Asteraceae, è diffuso in Europa e Canada ed è conosciuto con i nomi comuni di Acetilla, Tanaceto e Feverfew.
Il nome del genere deriva dal greco athanatos = immortale, in considerazione all’eccezionale durata dei fiori seccati delle piante che vi appartengono. Il nome della specie invece sembra derivare del termine greco parthenos, che significa vergine, e ciò forse a causa dell’uso che della pianta veniva fatto per alleviare i dolori mestruali.
DESCRIZIONE BOTANICA DEL PARTENIO
Pianta perenne fortemente aromatica con fiori simili a Margherite e foglie simili a Felci.
È alta fino a 30-90 cm, il fusto è eretto, striato e pubescente nella parte superiore, le foglie sono giallo-verdastre, ovate e bipennatosette. I capolini sono raggruppati in ampi corimbi e presentano fiori esterni ligulati femminili bianchi, fiori interni ermafroditi tubulosi gialli ed un involucro appiattito con brattee di varia lunghezza.
COSTITUENTI PRINCIPALI E CONTROINDICAZIONI
La droga è costituita da foglie e parti aeree essiccate di odore canforaceo e sapore amaro.
Costituenti principali: numerosi lattoni sesquiterpenici, in particolare il partenolide (fino allo 0,9%); flavonoidi quali apigenina e luteolina; e poliacetileni.
Controindicato in gravidanza e allattamento. Mostra rare reazioni di sensibilizzazione allergica analogamente a quanto avviene per altre Asteracee. In persone particolarmente sensibili si sono segnalati disturbi digestivi, dolori addominali e infiammazione delle mucose, in particolare con l’infuso, che è fortemente amaro.
ATTIVITÀ E USI DEL PARTENIO
È una pianta erbacea originaria dei Balcani e naturalizzata poi nel resto d’Europa. È stata impiegata fin dall’antichità per curare una serie di malattie (disturbi allo stomaco, punture di insetti, mal di denti, vertigini, problemi del parto, irregolarità del ciclo mestruale, ecc.), ma soprattutto la febbre (incluse le febbri malariche) e l’emicrania.
Le sue foglie, in infuso oppure masticate fresche o essiccate e addolcite con miele per il loro sapore piuttosto amaro, sono rimedi tradizionali usati per prevenire e contrastare mal di testa e tensioni localizzate dovute al sovraccarico di pensieri e all’ansia; o per le emicranie legate alla sindrome premestruale.
L’estratto della pianta è in grado di inibire l’aggregazione piastrinica, la degranulazione dei granulociti e la liberazione di serotonina indotta da ADP e da adrenalina. Le indicazioni riguardano soprattutto le emicranie vasomotorie, per l’attività sulle piastrine ed altri componenti del sangue, attribuite in primo luogo ai lattoni sesquiterpenici. Per conseguenza si registrano anche usi nella prevenzione del rischio di trombosi ed ischemie. Trova inoltre impiego in caso di dolori mestruali ed in preparati commerciali per trattare artriti e dolori di testa, ma anche disfunzioni epatiche e gastrointestinali. Per uso esterno la pianta conosce un utilizzo come antisettico nel trattamento di ferite, contusioni e come colluttorio.
Nel 1772 il medico inglese Hill affermava che “quest’erba supera ogni rimedio noto, nel peggiore mal di testa”.
GIULIA CALDARELLI
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