Fico d’india: utilizzo, proprietà e tradizione

Pubblicato il Dicembre 21, 2018 - Benessere

Fico d'India, la spremitura delle foglie è un buon drenante biliare e renale

Castore Durante scrive che di questa varietà di fico: non se ne conoscono bene le virtù, si sa solo che “quelli che mangiano questi fichi fanno l’orina rossa come sangue … “. Inoltre, dice che le pale scaldate, spaccate a metà e applicate localmente, “giovano alle percosse del petto e fanno ritornare al posto loro le costole piegate, per caduta, o per altre percosse”. Infine, dice che mitigano i dolori delle articolazioni.

L’Opuntia ficus-indica (L.) Mill., appartenente alla Famiglia delle Cactaceae, è una pianta grassa perenne, a portamento arboreo, alta 1-2 metri, che può arrivare anche ai 4-5 metri di altezza. Originaria del Messico, cresce bene nelle zone calde d’Europa. Predilige climi e terreni secchi e aridi. Presenta rami rigonfi, carnosi e piatti, i cladodi, comunemente chiamati pale, che hanno dimensioni variabili, sino a 50 cm di larghezza e lunghezza.

I fiori, sessili, sono grandi e di colore rosso-arancio.

Il frutto è una bacca carnosa, ovoidale, rosso-giallastra e dalla polpa dolce, coperta di spine, contenente numerosi semi, sino a 100 per frutto.

In Italia le piantagioni sono per la maggior parte in Sicilia e soprattutto per la produzione dei frutti.

Parti usate: Frutto, Cladodi (pale), Fiori.

Principali costituenti: polisaccaridi (mucillagini, pectina, polimeri di galattosio e arabinosio); minerali (manganese, ferro e zinco); zuccheri (glucosio e fruttosio principalmente); vitamine (A e C); acidi organici (acido malico e tartarico); aminoacidi e tannini. I frutti contengono pigmenti carotenoidi (betanina, indicaxantina e betaxantina) e i fiori contengono anche flavonoidi. I cladodi contengono pectina e mucillagini. I semi contengono il 62% di acido linoleico e il 20% di acido oleico.

All’infuso dei fiori vengono attribuite proprietà diuretiche, antilitiasiche e antinfiammatorie; sono utili sia nelle problematiche gastriche che in quelle articolari. Interessanti le recenti segnalazioni sull’uso di fiori essiccati nel trattamento dell’ipertrofia prostatica. I cladodi sono attualmente oggetto di ampie ricerche per le loro virtù ipoglicemizzanti, dovute all’assorbimento del glucosio degli alimenti, inoltre proteggono la mucosa gastrica, sono ipocolesterolemizzanti e antiossidanti. Il frutto è impiegato anche contro la diarrea in quanto determina stitichezza.

Tutte le parti epigee della pianta sono commestibili. I fiori vengono usati in insalata; i frutti sono consumati come frutta fresca (attenzione ai piccoli semi che possono dare fastidio a chi soffre di intestino irritabile e diverticolosi), oppure trasformati in confetture, sciroppi e anche in bevande alcoliche. I cladodi, giovani e ancora non lignificati e privati dei peli, vengono usati per spremute dissetanti, per insaporire frittate o semplicemente fritti o grigliati; hanno un sapore che ricorda quello del fagiolo verde e dell’asparago. I giovani cladodi servono anche come foraggio per il bestiame. Dai semi del frutto si può ottenere un olio commestibile. Il frutto è usato in Messico per fare conserve ed una bevanda alcolica.

Il Ficodindia viene utilizzato in agricoltura per produrre il concime organo-minerale; una tecnica agronomica dei vecchi agricoltori siciliani, che quando piantavano un nuovo albero, sotto, nella buca di piantagione, mettevano del letame e tante pale di Ficodindia.

Secondo i principi della MTC (Medicina Tradizionale Cinese), il Ficodindia svolge una doppia e distinta azione sulla loggia Terra. Infatti, da un lato, svolge un’attività di tonificazione su Milza-Pancreas ed è quindi indicato nell’iperglicemia e nei dismetabolismi lipidici, dall’altro, ha un’azione di dispersione del Fuoco di Stomaco ed è, perciò, indicato nelle gastriti, nelle gengiviti e nelle ulcere duodenale.

La linfa ottenuta da spremitura delle foglie carnose del Fico d’India è un buon drenante biliare e renale. Trova indicazione nei casi di sabbia renale (renella), in cui ne facilita l’espulsione, e in casi di “Placche renali di Randall” visibili all’ecotomografia renale. La sua azione blandamente antispasmodica sull’uretere favorisce l’eliminazione meno dolorosa della renella, la sua azione è potenziata da Linfa di Betulla e gemme di Fagus sylvatica (Faggio). Nei casi di fango biliare e di infiammazione della parete della colecisti la sua azione, in questo caso, è potenziata da Acer campestre (Acero) e Fraxinus excelsior (Frassino). (F. Piterà)

Usi tradizionali: in caso di pertosse si ricorreva ad uno sciroppo ottenuto dalla polpa di una pala. Quest’ultima, tolta dalla pianta, privata di spine e ben lavata, era posta in un piatto, quindi con la forchetta erano praticati numerosi buchi sulla pala, da cui fluiva un liquido giallognolo molto denso che, raccolto in un bicchiere e addolcito con zucchero, era somministrato a cucchiaini ai bambini. (P.M. Guarrera)

GIULIA  CALDARELLI

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