Agrimonia: utilizzo, proprietà e tradizione
Pubblicato il Febbraio 27, 2020 - Benessere
L’Agrimonia o Agrimonia eupatoria L., famiglia delle Rosaceae, è chiamata anche erba di San Guglielmo o Eupatorio dei greci. Il suo nome deriva da Mitridate Eupatore Dioniso, re del Ponto (I sec. a.C), che secondo tradizione, introdusse la pianta in terapia.
Utilizzi storici: Greci e Romani, la utilizzavano per malattie epatiche, come cicatrizzante e contro i veleni.
Il Mattioli, nel suo Erbario, afferma, (riprendendo Galeno): “ha virtù di scaldare, assottigliare e astergere, taglia e apre i difetti del fegato causati da opillazioni, ed ha in sé un che di diuretico.”
Dal IX secolo Walahfrid Strabus ne consigliava l’impiego come vulnerario. “Se la spada nemica ha aperto una ferita nelle nostre membra, è gioco forza fare appello al suo aiuto ed applicare sulla piaga aperta i suoi germogli recisi, sicuri in questo modi di recuperare un pronto vigore.”
Dice Ildegarda di Bingen: “L’agrimonia è calda. Se una persona produce o espelle muco e molto flegma dai suoi intestini malati e ha uno stomaco freddo, assuma frequentemente dell’agrimonia sciolta nel vino, prima e dopo i pasti. Ciò farà diminuire e purificherà il muco e scalderà lo stomaco.” (da: Physica)
“Il decotto di foglie bollite nel vino rosso era impiegato per la cura di ulcere varicose e piaghe torpide.” (L.P. Da Legnano, Roma, 1968)
“Dalla pianta intera, raccolta nel periodo della fioritura, si ricava una tintura color giallo oro molto solida, adatta per colorare i filati di lana.” (Duchesne, Paris, 1836)
L’Agrimonia è una pianta erbacea perenne, alta circa 1 m, presente in Europa settentrionale ed è tipica dei terreni asciutti e soleggiati, anche dalla scarsa resa.
Fiorisce da giugno ad agosto con fiori gialli pentameri riuniti in racemi terminali.
Le foglie sono alterne e simili a quelle della fragola, di un bel colore verde sulla pagina superiore e grigiastre sulla pagina inferiore; divise in 5- 9 foglioline dentellate. Il frutto è costituito da due acheni racchiusi in un ricettacolo fornito di setole uncinate.
Si utilizzano le foglie e le sommità fiorite raccolte all’inizio della fioritura e poi essiccate in un luogo ben ventilato e buio.
Principi attivi: flavonoidi (apigenina, luteolina, quercetina), triterpeni (acido ursolico 0,6%), antocianine, glicoside amaro (epatorina), olio essenziale 0,2%, acidi (ellagico, clorogenico, caffeico), tannini, vitamine (B1, K, C), zuccheri.
Indicazioni: affezioni epatiche croniche, enteriti e gastriti catarrali, stomatiti, tonsilliti, diarree, incontinenza urinaria, stati allergici (congiuntiviti, orticaria, dermopatie pruriginose), emostatico, antinfiammatorio, ipoglicemizzante e contro reumatismi.
Dagli studi condotti dal dott. Santini, medico e farmacologo toscano, risultò un’azione cortisone-simile di notevole importanza in casi di orticaria.
Per uso esterno la presenza di sostanze ad azione cortisone-simile (come l’acido ursolico) è efficace nelle forme eczematose, nell’acne, nella couperose, nelle dermatiti allergiche; questi effetti vengono potenziati dalla presenza dei tannini (astringenti) e dai flavonoidi (vaso protettori, tonici delle vene e dei capillari).
L’Agrimonia viene impiegata in tutti quei casi dove l’effetto astringente, non eccessivamente forte, deve essere accompagnato da una azione calmante. È un eccellente collirio e gli antichi conoscevano bene questa qualità tanto da chiamarla “Lagrimonia” (da lagrima, cioè “pianta che non fa lacrimare”).
Decotto per gargarismi:
- Agrimonia pianta t.t. 40g
- Rosa petali 30g
- Altea radice decorticata 30g
Si fa bollire un cucchiaio della miscela per tazza d’acqua. Dopo 15 minuti si filtra e si versa il liquido in un bicchiere. Con il decotto, tiepido o freddo, si fanno gargarismo 2 o 3 volte al giorno. (Cagnola-Botticelli)
GIULIA CALDARELLI
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