Equiseto

Nome Botanico: Equisetum arvense L.

Equiseto, una pianta dalle proprietà diuretiche, emostatiche e rimineralizzanti
Indice

L’Equiseto è una pianta erbacea perenne, con un rizoma strisciante di colore nero.
Da questo rizoma si sviluppano i fusti (chiamati cauli) che si differenziano in fusti sterili e fusti fertili.
I fusti fertili, nascono in primavera e sono privi di clorofilla; sono cilindrici e di colore biancastro o bruno-rossiccio, formati da più sezioni collegate attraverso dei nodi evidenti, sui quali è presente una guaina larga e membranosa.

I cauli fertili sono privi di rami e le foglie sono ridotte a squame. sulla superficie del fusto sono presenti tipiche striature brunastre.
I fusti sterili, invece, maturano durante l’estate, presentano una colorazione verdastra e sono cavi all’interno.
In questi fusti, ad ogni nodo sono presenti numerose foglioline che vanno a formare una guaina di rami filiformi, quadrangolari e dalla consistenza vetrosa, che si dispongono a raggiera.
Pur avendo un portamento eretto, i fusti di Equiseto non contengono lignina al loro interno (non diventano perciò mai legnosi); utilizzano come sostanza di sostegno i sali di silicio, presenti in quantità rilevanti all’interno della pianta.
L’Equiseto è una pianta che non presenta fiori; al loro posto è presente una spiga ovale posta all’apice dei fusti fertili.
Tale spiga produce spore che permettono alla pianta di riprodursi.

La riproduzione dell’Equiseto è simile a quello delle felci, ossia avviene attraverso le spore, contenute all’interno di apposite strutture poste all’apice dei fusti fertili: gli sporangi.
Questi si aprono a primavera liberando le spore contenute al loro interno.
L’Equiseto si moltiplica anche attraverso la formazione di nuovi fusti dalle gemme sotterranee.

L’Equiseto è una pianta molto diffusa nei luoghi umidi, cresce spontanea lungo le sponde dei fiumi, nei fossi e nei terreni erbosi ricchi di acqua.
Preferisce terreni argillosi.
Cresce bene anche nei terreni incolti ed è spesso infestante di molte colture, poiché possiede un apparato radicale che si sviluppa molto lateralmente.
La sua presenza è indice di un terreno troppo compatto, povero di humus e con ristagni idrici.

Altre specie

Un’altra specie molto simile all’Equisetum arvense, ma non utilizzato come prodotto erboristico in quanto tossico, è l’Equisetum palustre, che cresce negli acquitrini e dove ristagna l’acqua.

Storia e curiosità

L’Equisetum arvense viene considerato un “fossile vegetale”; è infatti una delle piante più antiche al mondo, appartenente alle pteridofite, insieme alle felci.
400 milioni di anni fa la terra era popolata da Equiseti giganteschi, alti come alberi.
I resti di queste piante andarono poi a formare i giacimenti di carbone fossile nel sottosuolo.

Il nome del genere Equisetum deriva da equus, che significa cavallo e saeta, ossia crine; da qui il nome popolare “coda di cavallo” alludendo alla somiglianza dei fusti e delle foglie alla criniera equina.
Il nome del genere arvense, sembra derivi da arvensis cioè campestre, dei campi.

L’Equisetum arvense è una pianta conosciuta ed utilizzata fin dai tempi preistorici.
Già Dioscoride descriveva questa pianta attribuendole anche virtù astringenti e ne consigliava il succo per fermare l’epistassi; affermava, inoltre, che le foglie di Equiseto poste sulle ferite favorivano la cicatrizzazione.
Il Mattioli, ci parla dell’uso che ne facevano gli antichi medici, affermando che “l’erba è costrittiva e però ristagna il suo succo il sangue da naso. Bevesi con il vino per la dissenteria e per provocare l’orina. Le fronde trite e impastate consolidano le ferite fresche. Giova la radice insieme con l’erba alla tosse, agli asmatici, e ai rotti”.
Inoltre Mattioli scrive che i germogli di Equiseto venivano cotti e mangiati in quaresima al posto del pesce e che le donne lo utilizzavano per lucidare i metalli e quelli che lavorano al tornio per lustrare i legni.
Il potere abrasivo della pianta è infatti dovuto all’elevato contenuto di silicio che è presente nei fusti e nelle foglie.

 

 

 

 

Essicazione

Taglio Tisana e Polvere

Dopo essere stati raccolti, i fusti sterili vengono essiccati e sminuzzati per ottenere il taglio tisana.

L’infuso della pianta ha un effetto diuretico.

Effettuando una macinazione più fine è possibile ottenere la polvere di Equiseto che da un punto di vista qualitativo è preferibile a qualunque altro tipo di estratto di Equiseto, poichè viene mantenuta la stessa composizione della pianta secca in particolare per quanto riguarda i sali di silicio, sostanze importanti per l’azione rimineralizzante della pianta.

Essiccazione
macerazione

Tintura Madre

Si ottiene dalla macerazione della parte aerea fresca della pianta in una soluzione indroalcolica a titolo di 55° per un tempo di circa un mese.

Macerazione

Clima e Terreno

L’Equiseto è una pianta molto diffusa nei luoghi umidi, cresce spontanea lungo le sponde dei fiumi, nei fossi e nei terreni erbosi ricchi di acqua.
Preferisce terreni argillosi.
Cresce bene anche nei terreni incolti ed è spesso infestante di molte colture, poiché possiede un apparato radicale che si sviluppa molto lateralmente.
La sua presenza è indice di un terreno troppo compatto, povero di humus e con ristagni idrici.

Impianto e Propagazione

La riproduzione dell’Equiseto è simile a quello delle felci, ossia avviene attraverso le spore, contenute all’interno di apposite strutture poste all’apice dei fusti fertili: gli sporangi.
Questi si aprono a primavera liberando le spore contenute al loro interno.
L’Equiseto si moltiplica anche attraverso la formazione di nuovi fusti dalle gemme sotterranee.

In genere le colture di Equisetum arvense, non sono molto diffuse poiché è possibile trovare allo stato spontaneo intere distese di questa pianta.
A fine estete la pianta inizia ad appassire, ma grazie all’ apparato radicale molto sviluppato, l’Equiseto è in grado di riprendere il suo ciclo vegetativo subito dopo la fine dell’inverno.

Raccolta

Vengono raccolti i fusti sterili di colore verde, se il prodotto è destinato ad uso erboristico.
Il periodo di raccolta va dalla primavera (aprile) a fine estate.
In genere la raccolta viene effettuata a mano, tagliando i fusti alla base.

 

 

 

 

Parti utilizzate

Fusti (cauli) sterili di colore verde.

Proprietà ed impiego

L’Equisetum arvense, è una pianta che gode di un’antichissima tradizione popolare, ma a partire dall’inizio del secolo scorso, è stata oggetto di numerosi studi clinici e farmacologici, che hanno permesso di dimostrare le sue proprietà diuretiche, emostatiche e rimineralizzanti.
Di grande importanza sono stati gli studi condotti dal dott. C. Gibelli sull’uso di Equiseto fresco, che hanno potuto mettere in evidenza anche un’attività emopoietica della pianta (capacità di favorire la formazione di emoglobina e quindi di globuli rossi).
Tuttavia, il grande successo a livello fitoterapico dell’Equiseto è dovuto alla sua proprietà rimineralizzante.
I fusti e le foglie della pianta sono infatti ricche in silicio organico.
Questo è un oligoelemento fondamentale per assicurare la solidità scheletrica, la plasticità della cartilagine e l’elasticità dei vasi e dei tessuti.
Proprio per questa proprietà l’Equiseto viene consigliato nell’alterazioni scheletriche nell’età di sviluppo, ma anche nell’artrosi, osteoporosi e nelle fratture.
In quest’ultimo caso integrazioni a base di Equiseto favoriscono la formazione del tessuto osseo.
L’azione della coda di cavallo sul tessuto osseo è attribuibile alla potenza del fitocomplesso: i flavonoidi in sinergia con il silicio sembra siano in grado di favorire un aumento del numero degli osteoblasti (cellule deputata alla formazione dell’osso nuovo) e una diminuzione del numero di osteoclasti (cellule che distruggono l’osso).
Tali azioni, oltre ad essere state dimostrate in vitro e su modello animale, si sono dimostrate efficaci anche in sperimentazioni cliniche sull’uomo.
L’Equiseto viene consigliato anche come cura preventiva dell’arteriosclerosi, poiché il silicio è presente in tutto il nostro corpo, ma in particolar modo a livello del tessuto aortico e nei tendini: l’uso di preparati a base di Equiseto sembra sia in grado di rallentare il processo di invecchiamento delle fibre elastiche del tessuto aortico.
Per quanto riguarda l’azione diuretica questa è puramente di tipo idrico, ossia viene favorita l’eliminazione dei liquidi in eccesso senso andare ad alterare l’equilibrio elettrolitico.
Estratti di Equiseto vengono consigliati anche in caso di affezioni batteriche ed infiammatorie delle vie urinarie.

Per uso esterno, la pianta trova impiego in preparati ad azione cicatrizzante e protettiva.
Estratti di Equiseto si ritrovano all’interno di prodotti cosmetici anti-ageing, poichè efficaci nel trattamento delle rughe e nel conferire elasticità alla pelle.

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