Asfodelo: storia, proprietà e tradizione
Pubblicato il Novembre 25, 2019 - Benessere
Asphodelus è un genere di piante della famiglia delle Liliaceae che comprende diverse specie erbacee. Il nome deriva dal greco ‘a’ = non, ‘spodos‘ cioè cenere ed ‘elos‘ = valle. Ovvero la valle di ciò che non è stato ridotto in cenere. Questo perché i tuberi della pianta sono in grado di resistere al calore del fuoco; infatti gli Asfodeli sorgono spesso presso i terreni che hanno subito un incendio.
Pianta sacra per gli antichi Greci, erba degli eroi e della vita ultraterrena. I Greci usavano piantare Asfodeli sulle tombe, considerando i prati di Asfodeli il soggiorno dei morti. Anche per Omero l’Asfodelo era la pianta presente nel regno degli Inferi. In epoca Romana, venivano posti a dimora davanti la porta delle case di campagna, in quanto si pensava tenessero alla larga i sortilegi maligni. Dell’Asfodelo venivano consumati sia i tuberi, che le radici, che i semi; e si riteneva fosse una panacea naturale.
Gli Asfodeli amano i prati soleggiati e sono invadenti nei terreni calcarei e nei pascoli, anche aridi. È una pianta che cresce spontanea in tutto il bacino del Mediterraneo: in Portogallo e Spagna ma anche Asia minore ed Iran. In Italia, la troviamo in Sardegna e nella zona ligure; in Sicilia, tra Siracusa e Catania, nella zona della Maremma ed in Puglia. Lo stelo del fiore secco raccolto in estate è un buon combustibile per accendere il camino o le stufe a legna.
Asphodelus albus: l’apparato fogliare si presenta sotto forma di una rosetta di grosse foglie radicali, strette e lineari, con l’estremità appuntita. Dal centro della rosetta emerge uno stelo nudo che porta una spiga di fiori più o meno ramificata. La spiga è generalmente alta un metro o più. I fiori iniziano a sbocciare dal basso. Hanno sei tepali, in quanto non vi è distinzione visibile tra petali e sepali. Nella maggior parte delle specie, i tepali sono bianchi con una striscia scura al centro. I frutti sono capsule tondeggianti. I suoi tuberi in tempo di carestia venivano adoperati come cibo e si adoperavano allora e tuttora per l’estrazione dell’alcool. Varie parti della pianta (radici carnose, foglie e frutti) sono eduli. I suoi fiori sono molto graditi e ricercati dalle api che ne ricavano un ottimo miele tra i più rinomati in Sardegna, dal colore chiaro, trasparente e quasi incolore, che si produce in marzo – aprile.
L’uso in medicina popolare riguarda il succo acre dei tuberi per l’eliminazione delle macchie erpetiche, per le proprietà vulnerarie ed antiparassitarie. Lozioni ed acque preparate con le radici e i fiori d’Asfodelo ebbero un posto onorevole fra gli innumerevoli preparati coi quali le donne del medioevo cercarono di abbellire il loro volto e di imbiancare la pelle.
Altre specie di interesse sono:
Asphodelus microcarpus, da cui sono stati isolati glicosidi antrachinonici analoghi a quelli dell’Aloe e della Senna.
Asphodelus fistulosus, in cui sono stati trovati dimeri antrachinonici; Asphodelus luteus, di cui si usa la radice essiccata in decotto come diuretico e vulnerario per uso esterno, mentre le sommità fiorite essiccate in decotto sono considerate calmanti ed astringenti.
Nel suo poema “Le opere e i giorni”, Esiodo decanta “il beneficio della malva e dell’asfodelo” che venivano consumate in tempo di carestia. Secondo Pitagora gli antichi si nutrivano di radici di Asfodelo e queste insieme alla Malva e ai Fichi costituivano il loro pasto principale.
L’Asfodelo in Sardegna ha avuto per secoli un ruolo importante come materia prima per la fabbricazione di utensili per la casa. Con le sue fibre venivano realizzati strumenti per contenere le vivande, e nella Planargia, in particolare nei paesi di Tinnura e Flussio, vi era una vera e propria produzione di pregiati cesti artigianali, un tempo utilizzati per le lavorazioni casalinghe, in particolare per la panificazione. Questi cesti anticamente erano parte indispensabile del corredo della sposa prima del matrimonio.
GIULIA CALDARELLI
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