Vitis vinifera: utilizzo della vite in erboristeria

Pubblicato il Marzo 31, 2015 - Benessere

Come utilizzare la Vitis Vinifera nel settore erboristico

Vitis vinifera L. detta volgarmente Vite è una pianta di antichissima coltivazione.

La sua comparsa è accreditata in Transcaucasia tra i 10.000 e gli 8.0000 anni fa. La coltivazione e la produzione del vino hanno avuto inizio in Mesopotamia ed Egitto circa 5.000 anni fa.

Inizialmente tale bevanda era esclusivamente destinata ai riti religiosi. Nell’area mediterranea la coltivazione della vite e l’uso alimentare del vino si sarebbero diffusi non prima di 3.200 anni fa, grazie ai greci, poi agli etruschi e ai romani.

Al giorno d’oggi la vite viene coltivata in tutte le regioni italiane.

Essa è un frutice contorto e in parte legnoso appartenente alla famiglia delle Vitaceae. Le foglie sono semplici, lungamente picciolate, grandi, palmate, seghettate e munite di cirri. La superficie superiore delle foglie è glabra, l’inferiore varia da molto pelosa a quasi glabra.  I fiori sono piccoli, verdi, riuniti in grandi infiorescenze  a grappolo. I frutti sono bacche succose, chiamate acini, giallognole o nere, contenenti 2-4 semi.  Le parti utilizzate (droga) sono le foglie, i frutti, i semi, ma anche i sarmenti.

Utilizzo in erboristeria della vite

Foglie: in erboristeria la droga utilizzata è rappresentata dalle foglie che contengono proantocianidine, flavonoidi (quercitrina, quercetina, isoquercitrina, kaempferolo) e composti stilbenici, quali il resveratrolo (presente soprattutto nelle radici, nei rami e nel vino). Le foglie vengono raccolte dopo la vendemmia, cioè quando il loro colore vira al rosso. L’azione delle proantocianidine è quella di aiutare la stabilizzazione dei vasi capillari, e quindi una prevenzione della permeabilità vascolare, stabilizzazione delle fibre di collagene, ed elastina. L’utilizzo è quello legato alle insufficienze venose, quindi in grado di ridurre gonfiore delle gambe, dei polpacci e delle caviglie, stanchezza, pesantezza e formicolio. Si utilizzano estratti secchi o anche pomate o gel ad uso topico. Nella medicina popolare le foglie fresche scottate nell’acqua, venivano utilizzate come rimedio contro le emorroidi.

Semi: in erboristeria si utilizza anche l’estratto dei semi d’uva, ed è finalizzato alla perdita di peso corporeo. I semi di Vitis vinifera, si ottengono generalmente come sottoprodotto della produzione del vino e chimicamente sono proantocianidine che possiedono attività antiossidante, protettiva a livello cardiovascolare e del microcircolo, antinfiammatoria, antibatterica, antivirale. Un’ interessante attività è quella legata alla prevenzione e contrasto verso gli stati infiammatori associati all’obesità.

Frutti: l’utilizzo dei frutti è quello legato alla produzione del vino e dell’aceto. Oltre all’ampio uso culinario sia il vino che l’aceto hanno impiego nelle preparazioni erboristiche (enoliti e tinture acetiche). Nell’uso tradizionale l’aceto si faceva odorare alle persone che avevano perso i sensi per farle rinvenire, oppure utilizzato sui capelli in caso di pediculosi.

Utilizzo in cucina della vite

In campo alimentare tradizionale si utilizzano i tralci della vite (sarmenti) per cucinare i tipici carciofi alla matticella (piatto tradizionale della zona intorno a Velletri nel Lazio): i tralci di vite, all’epoca della potatura, vengono tagliati e raccolti in fascine, al momento dell’utilizzo si dispongono su una superficie metallica o su mattoni refrattari e bruciati fino a formare uno strato di brace di qualche centimetro, i carciofi, conditi con abbondante olio di oliva, mentuccia e sale, vengono cotti direttamente “affogati” nelle braci. Per la posa e la cottura si utilizza un guanto in pelle impregnato di acqua. Il fumo dei sarmenti dona un profumo tipico ai carciofi.

ANJA LATINI

Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S

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