Spirea ulmaria: l’a-spirina naturale

Pubblicato il Luglio 31, 2018 - Benessere

Regina dei prati è uno dei tanti nomi comuni con cui viene definita la Spirea ulmaria anche conosciuta come Filipendula ulmaria.

Il suo habitat è l’Europa e l’Asia; in Italia si trova nei prati umidi delle Alpi e degli Appennini

(0-1600 m s.l.m.).

 

Il nome del genere proviene dal latino filium = filo e pédulus = pendolo, cioè pendente ad un filo, in riferimento alle formazioni nodulose che si sviluppano alla base della radice, mentre il nome della specie, ulmaria, si riferisce alla somiglianza delle foglie con quelle dell’Olmo. Il nome del sinonimo del genere viene invece dal greco speira dalla forma dei frutti, che assumono la forma di una spirale.

È un’erba perenne, con rizoma breve, fusto eretto e alto fino a 100 cm, di colore rossiccio, semplice o poco ramificato. Le foglie possono raggiungere la lunghezza di 40 cm, sono pennatosette con 3-5 paia di segmenti grandi ovali o lanceolati, doppiamente seghettati, con grandi denti a loro volta seghettati; le stipole sono poco più grandi di 1 cm e sono semicircolari e puntate verso l’alto. La faccia superiore delle stipole è glabra, quella inferiore generalmente tomentosa e bianca. I fiori, che sbocciano all’inizio dell’estate, sono organizzati in fitti corimbi terminali e hanno un diametro di circa 5 mm e sono color crema e intensamente odorosi; il calice possiede 5 sepali riflessi dopo la fioritura, la corolla è bianca e presenta numerosi stami con lunghi filamenti (lunghezza che supera le dimensioni del petalo), i carpelli che sono circa 6 danno come frutti dei follicoli, di dimensioni ridotte, attorcigliati tutti insieme a spirale.

 

La droga della Spirea è costituita da radici, foglie e sommità fiorite.

Le radici contengono gaultherina o spireina, un glucoside formato da zuccheri (glucosio, xilosio) e salicilato di metile. Questo costituente è un ottimo diuretico, con proprietà anche antinfiammatorie, toniche ed astringenti, utili quindi per aiutare lo smaltimento di ascessi reumatici e gottosi.

Le foglie contengono glicosidi fenolici (monotropina e spiraeina), olio essenziale contenente aldeide salicilica, salicilato di metile, flavonoidi e ellagitannini. Le proprietà sono diuretiche, antidiarroiche, antinfiammatorie e astringenti.

Le sommità fiorite contengono etere metilsalicilico, piperonale, vaniglina (aldeidi aromatiche), acido salicilico, che possiedono proprietà anticatarrali, diaforetiche, diuretiche, antiuriche, antireumatiche.

 

La Spirea esercita la sua azione aspirina-simile (azioni: antinfiammatoria, antidolorifica, antipiretica e antiaggregante) grazie alla presenza del gruppo salicilico, e a differenza del farmaco non possiede i suoi effetti collaterali, che sono l’azione ulcerogena con conseguenti fenomeni erosivi; anzi possiede un’azione protettiva a favore dello stomaco. La sua azione diuretica può aiutare molto anche in caso di cellulite, ed in cosmetica trova largo impiego nel trattamento del cuoio capelluto soggetto a forfora e pelli grasse.

Si sconsiglia l’uso della Spirea nei soggetti allergici alla famiglia delle rosaceae, nei soggetti sensibili ai salicilati e chi già sta effettuando cure a base di antiaggreganti. Inoltre è sconsigliata la sua assunzione in contemporanea ad alcool, sedativi, FANS (Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei), antidiabetici e alle donne in gravidanza e in allattamento.

 

Le forma in cui generalmente si consiglia di assumere è la tintura madre, l’infuso delle foglie/sommità fiorite, il decotto delle radici, e anche lo sciroppo, mentre per uso esterno si utilizza soprattutto l’unguento. Nel Medioevo i fiori di Spirea venivano spesso introdotti nel vino o nella birra ed erano uno degli ingredienti per aromatizzare l’idromele, probabilmente la bevanda fermentata più antica del mondo. 

Il profumo gradevole di foglie e fiori è stato ampiamente sfruttato; infatti i fiori venivano sparsi sui pavimenti per mascherare odori sgradevoli e profumare le chiese durante cerimonie religiose e matrimoni. 

 

La Spirea è stata fondamentale per lo sviluppo della famosa “aspirina” il cui nome è stato creato dalla Bayer utilizzando il nome botanico della pianta; nel 1838 il chimico e italiano Raffaele Piria fu il primo a estrarre l’acido salicilico (la base degli antinfiammatori) dai boccioli di Spirea e dalla corteccia di Salice (Salix alba).

 

ANJA LATINI

 Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S

 

 

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