Rumex acetosa: utilizzo, proprietà e tradizione
Pubblicato il Gennaio 9, 2021 - Benessere
Il Rumex acetosa L., famiglia delle Polygonaceae, è comunemente conosciuto con il nome di Romice, ma è detto anche “Erba brusca”.
Rumex significa “lancia”, nome dovuto alla forma delle foglie che sembrano delle lance; mentre acetosa per il suo sapore che ricorda l’aceto.
È una pianta erbacea perenne, rustica a radice grossa, che può raggiungere fino a un metro di altezza. Vive preferibilmente nei prati e nei campi non coltivati, e ai margini dei corsi d’acqua.
Ha fusto rotondo, leggermente scanalato. Le foglie sono a forma di lancia, a punta acuta e margine ondulato. Quelle alla base hanno un lungo gambo, mentre quelle del fusto ne sono prive. I fiori sono disposti in pannocchie e assumono una colorazione rosso ruggine.
Il frutto è secco e contiene un solo seme (achenio) di colore rosso-bruno.
Questa pianta veniva servita già ai tempi degli Egizi come digestivo a fine pasto alla mensa del Faraone. Molti autori, tra cui Virgilio, riportano che dai Romani veniva utilizzata sia in cucina, che come medicinale. Nel medioevo era usata per preparare minestre o insalate.
Le foglie si raccolgono in primavera (marzo-aprile). La droga è costituita dalla pianta intera.
I suoi costituenti principali sono: ossalato di potassio e di calcio, vitamina C, tannini e derivati antrachinonici. Per quanto riguarda i minerali si trovano interessanti quantità di: ferro, magnesio, calcio, manganese, rame e zinco. Il marcato sapore acidulo è conferito dalla ricchezza di acidi organici; domina l’acido ossalico con concentrazioni che vanno da 300 a 500 mg/100 g.
Nella medicina popolare veniva impiegata per le cure primaverili depurative del sangue e per malattie cutanee. Come per le altre piante del genere Rumex, gode fama di depurativo, grazie alle proprietà stomachiche, blandamente lassative e diuretiche. Le foglie erano indicate in passato anche nel trattamento delle anemie microcitiche e ipocroniche in quanto ritenute ferrofissatrici.
I cataplasmi delle foglie fresche sono un ottimo rimedio per le irritazioni della pelle e le punture di insetti; se sminuzzate e stese sulla pelle del viso, chiudono i pori dilatati e fanno scomparire i cosiddetti “punti neri”.
La radice, scavata dal terreno in autunno e posta in infusione o decotta, svolge azione lassativa e diuretica. In omeopatia vengono usate le radici per malattie cutanee, crampi e mal di gola.
Il Romice è anche una pianta tintoria: le foglie forniscono colorante giallo, il rizoma rosso.
Il sapore acidulo delle foglie è in grado di stimolare l’appetito favorendo i processi digestivi.
In cucina si aggiungono le foglie giovani, dal sapore acidulo, per insaporire insalate, salse, minestre; e usate bollite sostituiscono gli Spinaci. In Piemonte ci si prepara la salsa verde all’Acetosa (citata dal “Cuoco Piemontese” nel 1766), simile alla salsa Lombarda all’Erba brusca.
“Nei brodi di erbe, sì cari alla vecchia medicina domestica e profilattica, oltre ai romici entravano il tarassaco, la fumaria, la bardana, le rane e le vipere, cui più logicamente si vennero poi sostituendo vitello e polli” (Scotti, 1872).
Attenzione però perché per il suo contenuto in ossalati è sconsigliato a chi soffre di calcoli renali ed epatici, e di disturbi gastrici ed intestinali.
Rumex acetosa L., Acetosa, non va confusa con l’Acetosella (Oxalis acetosella L.) pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Oxalidaceae. Le foglie contengono ossalato di potassio, mucillagine e vitamina A e C. Per l’elevata concentrazione in ossalato di potassio la Oxalis acetosella L. presenta le stesse controindicazioni dell’Acetosa.
Curiosità: l’Acetosa fa parte della famosa ricetta del decotto d’erbe di Renè Caisse, consigliata per favorire le funzioni depurative e drenanti dell’organismo. Nella ricetta troviamo: radice di Arctium lappa (Bardana), – Rumex acetosa (Acetosa), – corteccia di Ulmus rubra (Olmo rosso nordamericano), – radice di Rheum palmatum (Rabarbaro).
Inoltre la ritroviamo tra gli ingredienti del Bouillon aux Herbes, preparato che veniva dato ai soggetti affetti da alitosi, febbre e dopo una purga. Si preparava facendo cuocere 40 g di Acetosa, 20 g di Lattuga, 10 g di Bietola, 10 g di Cerfoglio in un litro di acqua; aggiungendo in seguito 2 g di sale e 5 g di burro fresco e poi passandola. A volte si aggiungeva del porro per correggere il sapore (Dict. Larousse).
“Come rimedio antiartritico si pestava la pianta fresca del romice Rumex acetosa L. con l’aggiunta di un cucchiaino di sale e un po’ di vino, oppure si facevano macerare in alcool per 5-6 giorni le foglie e le radici, l’alcool una volta filtrato era utilizzato per imbibire delle bende di cotone con le quali si fasciava la parte interessata. Il Romice sembra essere però un forte vescicatorio e per questo gli intervistati di Manfredonia e S. Salvatore hanno ricordato come il contatto con la pelle non doveva durare più di 5-10 minuti. A Mattinata l’acqua di decozione era utilizzata dalle donne per tingere le vesti di marrone. La pianta è conosciuta semplicemente come romice.” (FARMACOPEA POPOLARE DEL GARGANO, Natural1 – maggio 2004)
GIULIA CALDARELLI
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