Rabarbaro: utilizzo, proprietà e tradizione

Pubblicato il Marzo 25, 2020 - Benessere

 

Il Rheum officinalis o Rabarbaro deve il nome del suo genere a Rheum dal nome latino rha che corrisponde al fiume Volga, mentre nella lingua della Moscovia (antica regione russa) significava radice; altre fonti affermano che Rha-barbarum significhi radice che viene dai paesi barbari.

 

Il Rabarbaro è una pianta perenne originaria delle regioni montuose della Cina e dell’India. Possiede un rizoma verticale e radici voluminose, ha un fusto di colore nero alto 1-2 metri, più o meno ramificato, le foglie basali sono di grandi dimensioni (30-50 cm), lungamente picciolate, cuoriformi e profondamente lobate, dotate di stipole e guaina.

fiori sono riuniti in racemi e formano una pannocchia mentre il frutto è rappresentato da un achenio.

 

La droga, ossia la parte che viene utilizzata, è il rizoma il quale viene raccolto in primavera o autunno. Si lavorano piante di almeno 6-10 anni per la raccolta di grossi ceppi da cui si ricavano pezzi più voluminosi, oppure piante più giovani (4-5 anni) da cui si ricavano frammenti di dimensioni più ridotte. La droga si presenta in pezzi legnosi, piano-convessi, di consistenza dura, giallo ocra con venature arancione, odore caratteristico e aromatico; se masticata ingiallisce la lingua.

 

I componenti principali della droga sono glucosidi antrachinonici (crisofanolo, aloemodina, emodina, fiscione), antranoli, antroni, sennosidi A-D, tannini.

Nonostante la presenza di tannini, che hanno un potere astringente, il Rabarbaro è un lassativo che si utilizza in associazione con altre erbe antrachinoniche. Inoltre ha proprietà coleretiche, antiflogistiche ed eupeptiche. Viene infatti ampiamente utilizzato per la preparazione di molti liquori.

La particolarità del Rabarbaro è che il suo utilizzo porta alla colorazione delle urine conferendole una colore bruno-giallastro o rosso.

Un altro prodotto molto diffuso in cui viene impiegato il Rabarbaro sono le caramelle, proprio per il suo potere eupeptico.

Per la presenza di antrachinoni, è importante ricordare che viene sconsigliato a donne in stato di gravidanza e ai bambini sotto i 2 anni di età.

 

Il Rabarbaro è una pianta utilizzata anche in cucina, in questo caso si utilizzano le giovani foglie, ottime sia cucinate in padella con olio di oliva, ma anche crude; oppure si utilizzano le coste, che associate alle fragole sono un ottimo ingrediente per la preparazione di una composta di frutta molto gradevole.

 

Ecco alcune tisane estratte da “Le tisane terapeutiche” di Luciano Zambotti, in cui viene impiegata la radice di Rabarbaro:

 

Tisana colagoga

  • Rheum officinalis……..rhizoma     30 g
  • Peumus boldus……….folia           30 g
  • Cynara scolymus……..folia           20 g
  • Curcuma longa……….rhizoma     20 g

Mettere a decozione 5 g di tisana su 100 ml di acqua; una tazza (250 ml) dopo i pasti.

 

Tisana lassativa

  • Rheum officinalis…….rhizoma     30 g
  • Peumus boldus ………folia           20 g
  • Glycyrrhiza glabra……radix          25 g
  • Rhamnus frangula……cortex       15 g
  • Foeniculum vulgare….fructus       10 g

Infuso di 5 g di tisana su 100 ml di acqua; 1 tazza (250 ml) 1-2 volte al giorno.

 

ANJA LATINI

Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S

 

 

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