Prugnolo: utilizzo, proprietà e tradizione

Pubblicato il Agosto 31, 2017 - Benessere

Il Prunus spinosa, pianta spontanea dell’Europa e dell’Asia occidentale, cresce dalla fascia mediterranea fino alla zona montana ai margini dei boschi e dei sentieri. Chiamato anche Pruno selvatico o Prugnolo, è un arbusto spinoso che fa parte della famiglia delle Rosaceae, dal greco “prunon” che indica il frutto del pruno e dal latino “spinosus” che lo identifica come una pianta spinosa.

Questo cespuglio può raggiungere i 5 metri di altezza. Il tronco finemente fessurato ha una corteccia cenerina lucida. Le foglie sono alterne, lanceolate, brevemente picciolate, a margine seghettato. I fiori sbocciano prima delle foglie a fine inverno, sono di colore bianco, piccoli, solitari o riuniti in fascetti; hanno un profumo intenso e sono largamente bottinati dalle api. Il frutto è una drupa, sferica di circa 1 cm, nerastra con pruina azzurra, dal sapore aspro e allappante da acerba, acidulo-dolciastra a maturità; utilizzata per fare liquori ed acquaviti.

I fiori del Prugnolo si distinguono facilmente da quelli dell’Agazzino (Cotoneaster pyracantha) e da quelli del Biancospino (Crataegus oxyacantha), somiglianti di forma, ma con ovario infero e (tranne per il Biancospino delle siepi) con 2-5 stili. Inoltre il Prugnolo mette prima i fiori e poi le foglie, mentre il Biancospino fa il contrario.

Il Prugnolo viene usato come porta innesto per Susino e Pesco, in quanto è una pianta rustica che si adatta a terreni poveri e sassosi. Si riproduce mediante semina o polloni ed è una pianta che resiste bene all’inverno e può vivere fino a quarant’anni. Grazie alla facilità con cui radica, forma macchie spinose così impenetrabili da fornire protezione ad altre piante e agli uccelli, che trovano un rifugio ideale per nidificare.

Principi attivi: i fiori contengono tannini, amigdalina (che si perde con l’essiccazione), canferolo, oli essenziali, gomme, glicosidi flavonoidici e resine. La corteccia raccolta in settembre contiene abbondante tannino. I frutti oltre ad essere ricchi in vitamine, sono caratterizzati da sostanza cumarinica che diminuisce la fragilità vasale ed è ritenuta affine all’esculina dell’ippocastano.

Utilizzi: Si utilizzano i fiori raccolti appena schiusi che trovano impiego limitato come blandi sedativi, diuretici, espettoranti, nonché per favorire la digestione e rinfrescare l’intestino. I frutti e le foglie come astringenti e diuretici. Il succo dei frutti è impiegato ad uso esterno per gengiviti, stomatiti e faringiti. La corteccia presenta proprietà astringenti, per cui è un valido astringente ed antinfiammatorio delle mucose.

Usi tradizionali: in caso di raffreddore si beveva vino nel quale erano posti i frutti in decozione; il decotto degli stessi frutti con il miele giovava alla tosse, mentre quello della corteccia era considerato febbrifugo.

Dei frutti, freschi o secchi, sono note le proprietà astringenti, e ben maturi aromatizzavano il vino e fornivano liquori.

Dalla corteccia si può estrarre un colorante rosso utilizzato in passato per tingere, e dalle foglie essiccate un surrogato del tabacco.

Sebastian Kneipp, noto parroco tedesco inventore del metodo Kneipp, ha definito i fiori del prugnolo selvatico «il lassativo più innocuo che non dovrebbe mancare in nessuna farmacia domestica».

Le gemme di Prunus spinosa hanno dimostrato clinicamente di possedere importanti ed interessanti proprietà terapeutiche. Esse riattivano l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e stimolano il sistema immunitario. La loro azione biochimica consente di riattivare il ricambio purinico (gotta) e di stimolare la parte endocrina del pancreas (diabete).

Stimola il sistema immunitario quando questo ha subito mortificazioni da inquinamento ambientale, chimico, farmacologico, batterico e virale, consentendo di abbreviare il periodo di convalescenza dopo malattie polmonari.” F. Piterà (Compendio di Gemmoterapia Clinica – Ed. De Ferrari, Genova).

Nelle preparazioni erboristiche moderne il Prugnolo è principalmente utilizzato come gemmoderivato, estratto dalle gemme appena raccolte. E’ un preparato poco conosciuto ma pieno di energia vitale, in generale è un tonico e stimolante quando l’organismo è stato debilitato da malattie o da situazioni inquinanti, logoranti e stressanti.

Altri impieghi ed utilizzi: i fiori, presenti nella farmacopea svizzera nelle Species depurativae, sono impiegati come diuretici e blandi lassativi.

Uno sciroppo a base di Prugnolo è utilizzato in medicina antroposofica come tonico generale e ricostituente.

In omeopatia la Tintura Madre, preparata a partire dai giovani rami freschi all’inizio della fioritura, trova indicazioni per dolori nevralgici, eruzioni cutanee, astenie e dimagrimenti.

In campo cosmetico i frutti del Prugnolo vengono utilizzati per rigenerare la cute in presenza di dermatiti, ferite e lievi ustioni, e contribuiscono inoltre all’eliminazione di funghi e batteri.

GIULIA CALDARELLI

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