STEVIA
NOME BOTANICO:Stevia rebaudiana Bertoni

DATI PIANTA
Nome Comune: | Stevia |
Nome Botanico: | Stevia rebaudiana Bertoni |
Famiglia: | Asteraceae |
Origine: | Paraguay (valle del Rio Monday) e nord- est del Brasile |
Altri nomi: |
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Specie erbacea perenne arbustiva.
I fusti possono crescere fino a 60-80 cm e si presentano lignificati alla base con un solo stelo o con abbondanti ramificazioni.
Le foglie hanno forma ellitica-lanceolata con margine seghettato e sono brevemente picciolate. Contengono al loro interno delle sostanze dolcificanti: i glucosidi diterpenici formati da steviosidi e rebaudiosidi.
La radice è fibrosa con numerose radichette laterali; a differenza delle foglie, non contiene lo stevioside.
I fiori sono raccolti in infiorescenze a corimbo formate da capolini di 5 fiori tubulosi. La corolla è in genere bianca con peli ghiandolari esterni. La fioritura è scalare.
Il frutto è un achenio previsto di pappo, che ha la funzione di disperdere i semi attraverso il vento.
Altre specie:
Spesso vi sono dei problemi di identificazione botanica con altre specie tropicali che presentano caratteristiche simili.
Tale confusione è data in quanto queste specie vengono tutte raggruppate al di sotto dello stesso nome : “Burrito”, ed inoltre le foglie essiccate risultano simili a quelle della Stevia.
Da un punto di vista commerciale questo può risultare un problema da non sottovalutare.
Le specie con cui può essere confusa la Stevia sono:
- Aloysia polystachya (Verbanaceae), distribuita in Argentina e Paraguay.
- Lippia citriodora (Verbanaceae) detta volgarmente ‘Erba luigia’.
- Wendita calysina (Geraniaceae), pianta indigena del Paraguay.
Storia e curiosità:
Le prime notizie su questa pianta risalgono all’uso che ne facevano le popolazioni indiane Guarantì della regione amazzonica.
Veniva chiamata Kaà-eè che significa ‘Erba dolce’ e utilizzata per dolcificare bibite come il matè, il caffè, ecc..
La Stevia rebaudiana viene descritta dal punto di vista botanico, per la prima volta nel 1899 dal botanico Moises Bertoni Santiage (1857-1929).
Il nome della specie ‘rebaudiana’ è un omaggio al chimico paraguiano Rebaudi che isolò la prima sostanza edulcorante dalla pianta.
Solo negl’anni ’60 la pianta inizia ad essere coltivata ufficialmente nel Paraguay e nel 1968 fu esportata in Giappone e da qui la sua coltivazione si è espansa in tutto il mondo, soprattutto nel sud-est asiatico (Cina, India, Corea, Indonesia).
TAGLIO TISANA E POLVERE
La biomassa raccolta viene essiccata e separata dagli steli, si procede poi all’estrazione delle sostanze dolcificanti attraverso diversi metodi.
È possibile ritrovare la Stevia sotto forma di:
- Foglie secche
- Foglie in polvere ( 20-30 volte più dolce dello zucchero)
- Estratto in polvere (200-300 volte più dolce dello zucchero)
Concentrato liquido da estrazione acquosa o alcolica (70 volte più dolce dello zucchero)
I composti chimici edulcoranti che sono stati isolati dalle foglie della Stevia rebaudiana sono:
- Stevioside
- Dulcoside A, B
- Rebaudioside A, B, C, D, E. F
Sono tutti dei glucosidi il cui aglicone (molecola privata del gruppo zuccherino) è detto steviolo.
Lo stevioside e il rebaudioside A, sono le molecole presenti in maggiore quantità, e che presentano un maggior potere edulcorante rispetto gli altri glucosidi.
Lo stevioside è presente in quantità superiori (5-10% del peso secco della foglia) rispetto a gli altri composti.
È una molecola altamente stabile al calore ed agli acidi.
Il rebaudioside A (2-4% del peso secco della foglia) ha un gusto più dolce, meno astringente e meno amaro rispetto allo stevioside e quindi presenta caratteristiche sensoriali più piacevoli e per questo maggiormente apprezzato.
In commercio è possibile trovare lo stevioside e il rebaudioside A sotto forma di polverina bianca, se sottoposti a raffinazione, oppure sottoforma di liquido trasparente se ottenuti mediante estrazione acquosa o idroalcolica.
Clima e Terreno:
La Stevia non risulta essere particolarmente esigente in termini di terreno, poiché i suoli su cui cresce spontaneamente sono in genere sabbiosi e poco fertili; tuttavia predilige quelli poco salini, non troppo acidi e ben drenati.
La pianta cresce bene in svariati climi, da quello rigido a quello subtropicale.
La Stevia è una pianta brevidiurna, ossia fiorisce quando il fotoperiodo si accorcia. Se viene coltivata in ambienti con fotoperiodo molto lungo, essa ritarda la fioritura allungando in questo modo il tempo di accumulo dei glicosidi nelle foglie, fatto estremamente vantaggioso da un punto di vista commerciale: la sintesi degli zuccheri, infatti, si riduce notevolmente al momento della fioritura. Allo stesso tempo però la fioritura se posticipata può avvenire in una stagione non favorevole all’impollinazione, compromettendo in questo modo la produzione di semi.
Impianto e Propagazione:
A causa della scarsa germinabilità dei semi per la loro dimensione ridotta, questi vengono seminati in semenzaio e presentano la massima germinabilità alla temperatura di 25°C.
In condizioni ottimali, le piantine vengono poi trapiantate in campo dopo 6-7 settimane (in Brasile il trapianto avviene in novembre in modo che le foglie si possano raccogliere durante la stagione secca; in Italia, invece, viene effettuato in aprile, per le temperature miti e le frequenti piogge.)
Risultati vantaggiosi si sono ottenuti attraverso la propagazione per talee, ricavate dalle radici o dai germogli laterali o, più preferibilmente, dalla parte apicale dei fusti.
L’impianto della coltura viene effettuato all’inizio della primavera.
È stato osservata una concentrazione più uniforme di stevioside nelle piante ottenute per talea, che rende poco producente la propagazione per seme.
Durata della coltura:
Nel suo habitat originale, in Paraguay, la Stevia ha un ciclo perenne, ma in particolari condizioni ambientali può anche essere annuale, come per esempio in Canada.
In Italia, alle nostre latitudini è una pianta annuale, anche se nel nostro meridione può durare fino a 5-6 anni.
Cure colturali:
Per garantire un buon sviluppo in biomassa, nei primi 30 giorni dopo il trapianto è bene apportare un buon quantitativo di elementi nutritivi in particolare potassio, azoto e calcio.
Sempre nella fase successiva al trapianto è necessario irrigare le giovani piantine, fino a che non riprendono il loro normale ritmo di accrescimento.
Molto importante è, inoltre, l’intervento irriguo dopo la raccolta delle foglie e le irrigazioni di soccorso in caso di stagione secca.
La coltura può essere difesa dalle erbe infestanti andando ad aumentare la densità d’impianto e ricorrendo all’uso di teli pacciamanti neri.
Raccolta:
È possibile effettuare un unico sfalcio prima della fioritura, oppure due o più tagli all'anno.
In generale, la massima resa in foglie secche si ha da piante al terzo o quarto anno, questo perché, negli anni successivi al primo, in seguito agli sfalci si sviluppano numerosi germogli laterali che originano steli di un diametro ridotto a vantaggio dello sviluppo fogliare. Infatti maggiore è la dimensione delle foglie, maggiore è il contenuto in glucidi steviosidici.
Per questo motivo vanno recise periodicamente le gemme apicali per favorire lo sviluppo di quelle laterali.
Parti utilizzate:
Foglie
Proprietà ed impiego:
Per la presenza di sostanze dolcificanti, in particolare dello stevioside e del rebaudioside A (presenti in quantità maggiori), la Stevia rientra come coaudiuvante nelle diete dimagranti come sostituto dello zucchero, in quanto la sua assunzione non comporta un significativo apporto calorico.
Queste molecole, in base alla forma in cui sono somministrate, risultano essere dalle 40 alle 300 volte più dolci del saccarosio, perciò è sufficiente una piccolissima quantità per raggiungere la dolcezza desiderata.
Per la presenza di principi amari nella foglia, la pianta manifesta anche proprietà toniche e stomachiche.
Secondo la tradizione erboristica delle popolazioni indigene del Brasile, la Stevia veniva utilizzata per le sue proprietà antidiabetiche, ipotensive, dimagranti, cardiotoniche e contraccettive.