Melograno
Nome Botanico: Punica granatum
La pianta del melograno si presenta come un arbusto cespuglioso, vigoroso, con ramificazioni contorte che con il passare degli anni tendono a diventare nodose.
Raggiunge in media 3 o 4 metri di altezza ma nelle colture intensive può essere tenuto ad altezze inferiori per permetterne una miglior gestione.
Le foglie sono caduche e cominciano a nascere in primavera inoltrata.
Hanno forma lanceolata (ovale), sono di piccole dimensioni ed hanno un colore talvolta verde intenso, altre volte verde-giallo.
Successivamente la pianta produce grandi boccioli arancioni all’apice dei rami, che si aprono in grandi fiori tubulosi, di colore arancio carico o rosso.
I fiori possono presentarsi singolarmente o in coppia.
I fiori che generano frutti sono quelli che compaiono nel periodo maggio-giugno, per le fioriture successive la maturazione non riesce a completarsi.
Il frutto nella prima fase di crescita è di colore verde per poi arrivare alla colorazione tendente al rosso tipica del frutto maturo.
Ha una forma quasi rotondeggiante ed è caratterizzato dalla presenza di una “corona” alla base, utile per determinare il momento della raccolta: l’apertura della corona è indice del grado di maturazione.
L’interno del frutto è separato da pareti bianche quasi spugnose; è suddiviso in comparti nei quali sono presenti gli arilli rossi, polpa più o meno rossa, tipica del melograno.
Un gusto ottimale della polpa interna è favorito da temperature alte durante la maturazione, ma il ruolo più importante è attribuito dall’irrigazione che deve essere abbondante nel momento in cui inizia la produzione del frutto.
Storia e curiosità
Il melograno o Melagrana è originaria della Persia.
Sembra sia stato importato in Italia dai Romani al tempo delle guerre puniche: da qui il nome del genere Punica.
La pianta è stata citata nel papiro di Ebers (1500 a.C) in cui veniva indicata la corteccia delle radici come antielmintico.
In passato venivano utilizzati anche i fiori della pianta, ricchi in tannino e che coloravano la saliva in violetto, impiegati per la preparazioni di rimedi astringenti in caso di emoraggie intestinali e vaginali.
Ad oggi l’utilizzo di estratti di corteccia vengono sconsigliati e del tutto inutilizzati a causa degli effetti tossici che sono stati riscontrati (vomito, cefalea, vertigini, respirazione affaticata, sonnolenza…).
Inizialmente il Melograno, è stato coltivata come pianta ornamentale da giardino e, successivamente, per i suoi frutti divenuti oggetto di rinnovato interesse commerciale.
Quest’ultimo aspetto è dovuto non solo alle particolari caratteristiche organolettiche e di aspetto del frutto, ma anche alle funzioni nutraceutiche attribuite al suo succo.
Succo
In questa specie la parte che viene utilizzata è rappresentata dai semi (arilli) che presentano un tegumento interno succoso che può assumere consistenze diverse.
Ad oggi il melograno non consumato come prodotto fresco viene utilizzato principalmente per produrre succo.
Il Melograno viene sgranato, gli arilli vengono lavati e successivamente pressati.
Si ottiene così un succo posto in serbatoi coibentati per alcuni giorni a 0°C.
Viene successivamente imbottigliato senza aggiungere altre sostanze.
Non è facile ottenere un prodotto equilibrato poiché il Melograno è molto tannico e astringente.
In questo processo di trasformazione la difficoltà della separazione degli arilli della parte edule dal pericarpo (frutto) e dai setti membranosi, presenti all’interno del frutto, ha rappresentato un ostacolo alla diffusione all’utilizzo di questo frutto.
Oggi, soprattutto in Israele e in Spagna, sono disponibili tecnologie di separazione e di estrazione meccanica dei grani che raggiungono elevati livelli di efficienza.
Queste tecnologie sono state applicate sia per la realizzazione di impianti a larga scala sia per la realizzazione di piccole macchine ad uso artigianale.
Ad oggi in Italia non vi sono tecnologie avanzate per questo processo, la fase di trasformazione di questo frutto è ancora in fase di sviluppo.
Dagli arilli (semi) contenuti nel Melograno, oltre al succo si può ottenere anche olio, vino oppure può essere destinato alla preparazione di prodotti cosmetici o parafarmaceutici.
Non vi sono statistiche ufficiali, ma secondo alcune stime la produzione totale annua di melograno si aggira intorno a 2.500.000 tonnellate.
Clima e Terreno
Il melograno preferisce terreni profondi e freschi, ma si adatta bene anche nei terreni poveri, salini e alcalini.
Non sopporta i terreni troppo argillosi e pesanti, perché soggetti al ristagno idrico e all’asfissia radicale.
Predilige climi temperato-caldi e anche a quelli subtropicali, ed è proprio in questi ambienti dove produce e si sviluppa abbondantemente.
Resiste bene ai freddi invernali anche di qualche grado sotto lo zero, ma subisce danni rilevanti a temperature inferiori, tra -10 °C e -15 °C.
Impianto e Propagazione
La propagazione di questa pianta può avvenire per seme oppure per talea.
Nel primo caso si utilizzano i semi estratti durante la stagione autunnale dal frutto e si lasciano asciugare.
In primavera poi si procede con la semina ad una temperatura tra i 16°C e i 20°C in semenzai composti da sabbia e torba.
È una tecnica poco usata in quanto spesso le piantine che si ottengono non presentano le caratteristiche desiderate, tipiche della pianta da cui è stato prelevato il seme.
La propagazione per talea invece si effettua nel periodo tra giugno e luglio utilizzando rami di uno o due anni.
Le talee scelte vengono piantate in contenitori controllati. Successivamente vengono bagnate e poste in un luogo riparato e luminoso.
Nel primo anno non si effettuano interventi agronomici si somministra solo, se necessario, del concime.
Durante il secondo anno si procede al trapianto delle piantine in vasi singoli controllando la lunghezza delle radici.
Quest’ultima tecnica di propagazione riesce a vegetare anche su terreni talvolta secchi.
La tecnica agronomica che più di altre influenza la produttività e la qualità del prodotto, e per la quale sono state introdotte alcune innovazioni nella gestione, è rappresentata dall’irrigazione.
Il melograno infatti pur essendo una specie rustica e in grado di sopportare lunghi periodi di siccità, si avvantaggia di una costante disponibilità idrica del terreno.
Questa infatti aumenta le rese dell’impianto e riduce l’incidenza del fenomeno di spaccatura dei frutti.
Durata della coltura:
Questa pianta può vivere molti anni, in Europa vi sono esemplari molto vecchi (100 anni), ma si può dire che la produzione ottimale in frutto è raggiunta dal quinto anno di età e va diminuendo dopo il quindicesimo anno di produttività.
Cure colturali
Al fine di garantire un gusto ottimale della polpa interna, inizialmente la pianta è tenuta in una condizione di siccità, successivamente nel momento in cui inizia la produzione del frutto necessita d’ essere irrigata abbondantemente.
Durante il ciclo colturale bisogna dare molta importanza alla fase di potatura della pianta, poiché permette la formazione di nuovi germogli sui quali si formeranno i fiori e poi i frutti.
Per i primi anni si consiglia di effettuare potature utili a creare una struttura della pianta ottimale alla produzione degli anni successivi.
Circa dopo il terzo anno con la potatura vengono rimossi solo i rami secchi senza apportare grosse modifiche alla struttura della pianta.
La pianta del melograno ed il suo frutto non sono soggetti a particolari parassiti e a particolari malattie.
La fase di fioritura è quella però in cui la pianta è maggiormente esposta ad attacchi di soprattutto di mosca bianca, ragnetto rosso e afidi.
Raccolta
L’epoca della raccolta si protrae dalla fine di settembre a tutto novembre.
È importante che la raccolta del frutto sia eseguita in tempi utili ad evitare che si presentino rotture sul frutto, causate da eventuali piogge, e che sia effettuata con cura per evitare danneggiamenti al frutto.
I frutti devono essere raccolti maturi perché, una volta distaccati dalla pianta, non maturano più.
Aspetto utile per valutare il momento della raccolta e cioè quando i frutti sono maturi, è l’apertura della “corona” che si trova alla base del frutto.
La raccolta è effettuata a mano ed i frutti vengono posti in appositi contenitori prestando attenzione a non provocare danni al prodotto.
Parte utilizzata
Arilli (semi)
Proprietà ed impiego
L’uso del Melograno è principalmente di tipo alimentare grazie al suo buon contenuto di vitamina C, nella quantità di circa 20 mg per 100 gr di frutto, concentrazione superiore alla maggior parte dei frutti freschi.
Non a caso, il frutto matura da settembre fino a novembre inoltrato, periodo più a rischio per le difese del nostro organismo.
Una buona integrazione di vitamina C attraverso il consumo abituale di questo frutto nel periodo della sua maturazione, è un ottima prevenzione ed aiuto nel trattamento delle malattie invernali a carico del sistema respiratorio, delle forme influenzali ed è un naturale rinvigorente per le forme di stanchezza generale, dovuta principalemte al cambio stagione
Oltre alla vitamina C la polpa rossa che circonda il seme è ricca di minerali, quali potassio, fosforo, calcio, magnesio; oligoelementi come ferro, zinco, manganese e rame ed infine vi è una buona concentrazione di flavonoidi che insieme alle vitamine e i minerali hanno un importante ruolo antiossidante.
Non solo, sono state osservate anche proprietà gastroprotettive degli arilli, dai quali si prepara uno sciroppo molto gradevole utilizzato in farmacia come correttivo del sapore.
La buccia del frutto (epicarpo) è invece molto ricca in tannino e presenta proprietà astringenti.
Negli ultimi anni sono state messe in evidenza le proprietà salutistiche di questo frutto ed in particolare grande interesse viene riservato all’effetto che il consumo del succo di Melograno ha dimostrato avere nella riduzione della progressione del tumore alla prostata, nella protezione da malattie cardiovascolari e nell’attività antimicrobica.
Tali effetti sembrano essere determinati dalla capacità antiossidante del succo che gli studiosi stimano essere molto superiore a quella di altri alimenti.