Aloe
Nome Botanico: Aloe vera L. (Aloe barbadensis Miller.)

Al genere Aloe appartengono numerosissime specie.
Queste piante crescono spontanee in molte parti del mondo, in particolare nelle aree subtropicali dall’America centrale, Stati Uniti, Messico, all’ Australia, ma anche nel bacino mediterraneo, penisola arabica meridionale,Madagascar, India (nord-ovest himalaiano) e Giappone.
Le specie appartenenti al genere Aloe sono piante erbacee, arbustive o arborescenti, perenni e succulente.
Presentano fusti legnosi di altezze variabili, da pochi centimetri ad una decina di metri.
Le foglie sono semplici, sessili, parallelinervie e lanceolate; sono molto vistose, carnose, a cuticola spessa e con margine ed apice spinoso. In genere le foglie di Aloe sono riunite a rosetta.
I fiori sono raggruppati in grappoli di grosse dimensioni e pendenti. Il colore del fiore varia in base alla specie.
Il frutto è una capsula contenente semi in genere alati o appiattiti.
Le specie più diffuse per il loro utilizzo sono:
Aloe barbadensis Miller. (Aloe vera – Aloe delle Barbados)
La pianta raggiunge la sua maturità dopo quattro anni e può avere foglie con lunghezza media , anche maggiore di 60 cm ed una larghezza basale di 10 cm, ognuna delle quali può pesare più di un chilo.
Il suo ciclo vitale complessivo è di dodici anni.
Presenta un numero di foglie che va dalle dodici alle trenta unità.
È una pianta ben ancorata a terra attraverso un apparato radicale adeguatamente sviluppato (cespuglio acaule).
Dalla parte centrale del ciuffo fogliare si sviluppa lo stelo rigido e legnoso dei fiori, per un’altezza che può raggiungere il metro e mezzo.
La fioritura avviene in estate, con delle formazioni tubolari, a grappolo, di colore giallo, nella parte estrema dello spuntone legnoso.
Le sue foglie sono molto ricche di gel rispetto alla cuticola esterna, ricco in acemannano, un importante polisaccaride.
Nella fascia subcuticolare, predomina invece un antrachinone, che nell’Aloe barbadensis si denomina barbaloina, riconoscibile facilmente dal colore ocra e dallo sgradevole aroma intenso.
Attualmente, l’Aloe barbadensis risulta essere la tipologia di Aloe più utilizzata e conosciuta al mondo, principalmente grazie all’alta resa delle sue foglie, alla loro robustezza e alla loro facile trasformazione in polpa da bere o gel per uso esterno.
Aloe arborescens Miller.
Specie originaria dell’Africa centro-meridionale, molto diffusa in Sudafrica, in Asia e soprattutto in Russia ed in Giappone.
A differenza dell’Aloe vera, si estende su un tronco legnoso centrale, con crescita fogliare alternata, che può raggiungere, in età matura, l’altezza di due o tre metri.
La pianta si presenta sotto forma di cespuglio caotico, pieno di steli, nel quale non si distingue una radice di partenza, come nel caso dell’A. vera.
Le foglie grasse ad evoluzione spiraliforme, sono di colore grigio-verde e meno carnose rispetto a quelle dell’Aloe vera; esse infatti sono sottili e filiformi, hanno spine laterali e raggiungono una lunghezza compresa tra i 30 ed i 50 cm e peso dai 10 ai 100 g cadauna.
La una cuticola esterna è invece più spessa. Ciò rende resistente la pianta alle avversità climatiche ed ambientale.
Questa caratteristica fornisce un’alta presenza di elementi antrachinonici (sottocuticolari), principalmente aloine.
La fioritura è annuale e l’infiorescenze sono di colore rosse-arancio.
Aloe ferox Miller (Aloe del capo)
Altre specie
Possono essere coltivate ed utilizzate anche altre specie quali:
- Aloe africana Burm. F.
- Aloe spicata Baker
- Aloe arborescens Mill.
- Aloe dichotoma
- Aloe maculata = A. saponaria Haw.
- Aloe perfoliata L. = A. mitriformis Mill.e spp.
- Aloe perryi Baker = A. socotrina Lam., piante indigena dell’isola Socotra.
Il genere Aloe tuttavia, non deve essere confuso con la cosiddetta Aloe americana che appartiene al genere Agave.
Storia e curiosità
Nello scorrere dei secoli, l’Aloe è sempre stata considerata una pianta magica, quasi una panacea, in grado di riparare a tutti i malanni umani.
Dietro il suo aspetto umile e discreto, l’Aloe cela molte virtù terapeutiche dovute all’ampia gamma di costituenti.
Già il popolo Assiro utilizzava il succo di Aloe (chiamato Sibaru), per togliere i fastidiosi sintomi dovuti all’ingestione di cibi avariati e alla formazione di gas intestinali.
Nel mondo egizio invece, era considerata la pianta dell’immortalità: posta all’entrata delle piramidi, l’Aloe serviva per indicare il cammino ai faraoni defunti verso la terra dei morti.
All’interno del Papiro di Ebers (XV secolo a.C.), è contenuta una descrizione per il riconoscimento della pianta e le indicazioni sul suo uso terapeutico.
Il succo d’Aloe formava parte integrante della ricetta per la mummificazione dei defunti.
Sempre gli antichi egizi, inventori del clistere, la utilizzavano come enteroclisma purgante associandola ad altre erbe.
Nei numerosi libri costituenti la Sacra Bibbia si fa più volte riferimento a questa pianta.
Nel Vangelo di Giovanni, si dice che “…Nicodemo preparò una miscela di Mirra e Aloe per predisporre il corpo di Gesù alla sepoltura…”. Questo portentoso unguento prese in seguito il nome di “Elisir di Gerusalemme”, di cui fecero ampio uso molte culture templari e massoniche seguenti, magnificandone le strabilianti doti curative e ringiovanenti per pelle, corpo e spirito.
Nel primo secolo d.C., sia Dioscoride, medico greco al servizio dell’impero romano, che Plinio il Vecchio, autore del trattato ”Historia Naturalis”, descrivevano gli usi terapeutici del succo di Aloe per curare le ferite, i disturbi di stomaco, stipsi, mal di testa, calvizie, irritazioni della pelle, problemi orali e altri disagi ancora.
Anche nella medicina orientale, sia Tibetana che Ayurvedica, si fa uso di rimedi terapeutici a base d’Aloe, contro infezioni alle orecchie, occhi e ferite aperte.
Nella cultura Maya, l’Aloe era considerata un meraviglioso rimedio per il mal di testa, mentre le donne strofinavano le foglie sui seni, per indurre lo svezzamento precoce dei loro figli, in quanto il marcato sapore amaro rendeva il capezzolo decisamente poco appetibile.
Notevoli erano le proprietà terapeutiche dell’Aloe anche secondo gli Indiani d’America, che trovavano nel centro delle foglie dell’Aloe barbadensis, l’ampolla con l’elisir di lunga vita.
Grazie all’opera di diffusione dei gesuiti, alla fine del XVI secolo, queste piante vennero importate nelle isole dei Caraibi, in particolar modo in quelle che divennero le isole Barbados. Da qui il nome attuale, Aloe barbadensis, (Aloe vera secondo la precedente identificazione del botanico Linneo).
L’Aloe arborescens, negli ultimi decenni, è balzato agli onori della cronaca attraverso la formulazione di padre R. Zago che prendendo spunto dalla tradizione brasiliana ne descrive ampie proprietà salutistiche (Aloe, miele, brandy).
Succo
Dall’incisione della cuticola delle foglie si ottiene un succo (lattice) che viene successivamente concentrato e condensato tramite ebollizione.
Quello che si ottiene è una massa solida dal colore bruno scuro se è stato estratto dall’Aloe vera (Aloe barbadensis Miller.) o con riflessi verdastri se si utilizzano le foglie dell’Aloe del capo (Aloe ferox Miller).
Tale estratto ha un elevato contenuto di composti antrachinonici, molecole che hanno una forte azione lassativa e dal caratteristico sapore amaro.
Gel
Si ottiene dopo aver eliminato la cuticola esterna della foglia e prelevando il parenchima acquifero interno.
Il gel interno mucillaginoso risulta viscido al tatto ed è ad alto contenuto di polisaccaridi in particolare derivanti dal mannosio e vari altri importanti componenti (lipidi, amminoacidi essenziali, vitamine, ormoni e minerali) in alta concentrazione.
Attenzione: in commercio quello che viene chiamato succo di Aloe venduto in genere in formato da bere è in realtà gel di Aloe, reso liquido in seguito a diversi trattamenti per renderlo più facilmente assumibile.
Clima e Terreno
Le piante del genere Aloe possono essere facilmente coltivate in quasi tutte le zone subtropicali del mondo, anche in condizioni di siccità costanti.
E’ molto importante non sottoporre queste piante a climi estremi, per esempio elevate escursioni termiche o eccessiva umidità.
Da giovani amano la penombra mentre da adulte adorano l’ampia esposizione solare.
Prediligono un terreno sabbioso, ben drenato e con buona porosità.
La temperatura ideale di crescita si aggira tra i 20 ºC e i 27ºC, ma sopravvive anche fino a 5 ºC. L’Aloe può essere ampiamente coltivata in tutte le zone aride e desertiche.
Impianto e Propagazione
La coltivazione dell’ Aloe può avvenire in vaso oppure in campo.
Piante in vaso
La messa a terra viene fatta in primavera utilizzando una miscela di terriccio drenante per cactus o piante succulente (grasse), fatta di un terzo di sabbia o ciottoli.
Come per tutte le piante grasse, anche per l’Aloe è da evitarsi l’acqua stagnante.
La propagazione di Aloe può essere fatta per mezzo di semi o parti vegetative quali talee di nuova crescita. Tuttavia non si assicura che la progenie abbia le stesse caratteristiche delle piante madri poiché hanno la tendenza a ibridarsi in condizioni naturali. Per la coltivazione commerciale, tuttavia, vengono sviluppati ibridi artificiali .
Come piante ornamentali sono coltivate in vaso, in letti, e nei giardini rocciosi.
Le piante in vaso hanno bisogno di rinvaso dopo ogni due-tre anni.
Piante in campo
L’Aloe vera si propaga principalmente per via vegetativa (talee provenienti dai germogli che fuoriescono dalla base).
Questa tecnica è molto più facile e conveniente rispetto alla propagazione per semina diretta, poiché i semi risultano reperibili solamente in tarda estate.
In genere si usa preparare il terreno spargendo letame, circa 8-10 tonnellate / ha.
Due o tre volte prima dell’impianto, è consigliato effettuare un’aratura profonda al fine di rendere il terreno libero e friabile. Prima dell’ultima aratura aggiungere la concimazione opportuna.
Dopo 40 giorni si esegue un diserbo a mano seguito da sarchiatura.
Si procede poi con la messa a terra con copertura fertilizzante e successiva rincalzatura.
L’irrigazione deve essere abbondante in estate e ridotta in inverno.
È necessario evitare i ristagni d’acqua tre le radici o tra le rosette, per limitare l’attacco di parassiti o l’insorgenza di altre malattie.
La perdita di umidità del terreno per evaporazione viene limitata dall’uso di pacciamatura con foglie verdi e steli di erbe infestanti.
La maturità in componenti attivi della pianta si raggiunge tra i 3-4 anni.
La resa annua / ha a regime, è di 40-50 tonnellate di foglie.
Durata della coltura
10-15 anni.
Cure colturali
Nelle piante in vaso:
Le piante di Aloe cresciute in vaso necessitano di concimazione per piante grasse.
Nelle piante in campo:
L’ Aloe vera per sua natura non è molto sensibile ai parassiti e alle malattie, tuttavia, una cattiva irrigazione provoca marciume radicale, con conseguente insorgenza di malattie.
Il terreno nel campo dovrebbe quindi avere una buona struttura di drenaggio per evitare attacchi da insetti e parassiti vari (acari, cimici farinose, cocciniglie).
Le piante possono richiedere un certo tipo di potatura e pulizia per un miglioramento produttivo.
Raccolta
La sezione fogliare è composta da tre parti:
- un tessuto parenchimatico interno, viscido e compatto, detto gel, ricco in polisaccaridi e un’ampia varietà di altri composti.
- uno strato intermedio riccamente vascolarizzato formato da xilema, floema e tubi periciclici (elementi del ssistema di conduzione).
- uno strato corticale esterno, di colore verde, fatto da strati di cellulosa sovrapposti, clorofilla e una cuticola cerosa che conferisce il caratteristico effetto coriaceo.
Per l’utilizzo industriale del gel interno, la raccolta delle foglie viene eseguita a mano, due o tre volte l’anno e su piante di almeno 3-4 anni.
Viene effettuato un taglio netto alla base della foglia con coltello ben affilato, limitando in questo modo i danni da ossidazione, prima della stabilizzazione.
Successivamente le foglie devono essere sottoposte alla lavorazione il più celermente possibile.
La raccolta meccanizzata è in uso solo da parte di grandi aziende.
Parti utilizzate
Foglie
Tra le centinaia di specie d’Aloe esistenti, poche hanno una qualche attività farmacologica le quali, vengono selezionate per la coltivazione estensiva.
In particolar modo esistono ampie coltivazioni di Aloe barbadensis Mill. = Aloe vera Burm. e Aloe arborescens.
La maggior parte degli studi presenti in campo scientifico riguardano queste due specie.
Dalla foglia intera dell’Aloe spp., si ottengono due droghe:
- un essudato condensato ed essiccato ad alto contenuto in composti antracenici ed antrachinonici, con forte azione lassativa.Tale essudato è di colore giallo brunastro che cola per incisione dallo strato di cellule pericicliche subcuticolari.
- un gel interno, mucillaginoso, viscido alla sensazione tattile, variamente trattato, con alto contenuto di polisaccaridi di derivazione mannosica e vari altri componenti (lipidici, aminoacidici, vitaminici, ormonici e minerali) in concentrazione esigua.
I due prodotti hanno diverse proprietà terapeutiche e sono utilizzati per scopi differenti sia in campo animale che umano (farmacologico, medicinale, cosmetico).
Proprietà ed impiego
L’aloe riscuote un forte interesse per l’uso medicinale, integrativo alimentare e cosmetico.
I principali costituenti attivi dell’Aloe vera oltre l’acqua, che ne costituisce oltre il 95 %, sono circa 75, tra cui mono-polisaccaridi e mucillaggini, antrachinoni, vitamine, enzimi, minerali, aminoacidi sia essenziali che non-essenziali, ed una ampia gamma di componenti eterogenei quali lectine, B-sitosterolo, acidi salicilici ed altri ancora.
L’aloe è conosciuta prevalentemente per rimarginare ferite, bruciature da calore e da raggi X, ulcere dermiche, geloni e pelle secca. (Briggs, 1995; Swanson 1995; Bruni, 1999).
E’ usata in varie regioni del mondo per emorroidi, infiammazioni sinoviali, edemi, perdita dei capelli e costipazione (Morton, 1961).
E’ inoltre un ingrediente nelle tisane dietetiche ed in altri preparati con azione lassativa, eupeptica e colagoga.
Si cita l’azione purgante dovuta agli antrachinoni in associazione a Cascara (Rhamnus purshiana L.), Rabarbaro (Rheum palmatum L.) e Senna(Cassia senna L.), anche se poco usata a causa degli effetti drastici.
Largamente diffusi nelle erboristerie sono il cosiddetto succo puro, derivante dal gel d’Aloe frantumato fino ad una consistenza liquida.
Il succo puro d’Aloe è privo di aloine o ne contengono quantità esigue.
Viene proposto per scopi diversi, tutti imputabili al mantenimento di un equilibrio fisico.
L’uso ha raggiunto livelli considerevoli da quando, gli operatori del settore, hanno iniziato a proporre l’Aloe come trattamento o profilassi per alleviare una vasta gamma di condizioni sistemiche squilibrate e non ben definite. Vengono riportate anche possibili proprietà adattogene ed immunostimolanti.
Il succo puro viene utilizzato, inoltre, per la produzione di amari, liquori denominati fernet, bibite analcoliche e confetture, soprattutto per l’alto potere amaricante.
Come integratore alimentare produce azione eupeptica e digestiva.