Piante medicinali: rimedio o veleno?

Pubblicato il Ottobre 1, 2014 - Piante officinali

Naturale non è sinonimo di innocuo.

Così come spesso si sottovaluta la potenza terapeutica di alcune piante officinali, allo stesso modo si trascurano tutte le loro possibili controindicazioni, interazioni ed effetti tossici.

 

Esistono delle piante che sono notoriamente tossiche come:
la Cicuta (la dose mortale per l’essere umano è qualche grammo di frutti verdi).
l’ Aconito (tutte le parti della pianta contengono alcaloidi tossici, la cui massima concentrazione è presente nella radice. Può provocare avvelenamenti mortali per arresto respiratorio).

 

Le specie appartenenti al genere Colchicum, molto comuni in Italia.

La specie più nota è il Colchicum autumnale che nella medicina popolare, a dosi molto basse, veniva utilizzato come analgesico, antipiretico e antitumorale.
La pianta è considerata velenosa poiché contiene la colchicina, alcaloide tossico che, va a bloccare la mitosi cellulare; a volte, anche la sola manipolazione del fiore può causare danni alla pelle.
Il Camedrio (Teucrium chamaedrys L.), impiegata tradizionalmente per le sue proprietà amare nelle turbe digestive ma non più utilizzata in quanto dichiarata epatotossica dal Ministero della Sanità.

 

Il Veratro o Elleboro bianco (Veratrum album L.), un tempo utilizzato per il trattamento dell’ipertensione arteriosa, ora non è più utilizzato a causa dell’elevata tossicità dei suoi alcaloidi, tra i più attivi nel mondo vegetale.
Se ingerita causa sensazione di bruciore alla bocca, salivazione abbondante, tremori, vomito, vertigini e disturbi alla vista.
Bisogna prestare molta attenzione nella identificazione di questa pianta, soprattutto per i raccoglitori inesperti.
Il Veratro infatti, presenta morfologia molto simile a quella della Genziana (Gentiana lutea L.), raccolta per la preparazione di liquori e digestivi.

 

Un’altra pianta conosciuta appunto per il suo effetto allucinogeno, è lo Stramonio (Datura stramonium L.) le cui foglie venivano utilizzate nella medicina popolare come narcotico e miorilassante.
L’ingestione di questa pianta porta a allucinazioni visive uditive, tattili e delirio, ma anche secchezza della bocca e delle mucose, sete intensa, tachicardia e debolezza muscolare.
La tossicità dello Stramonio è dovuta alla presenza di alcaloidi tropanici (josciamina e scopolamina).
Ricordiamo che tutte queste piante, insieme a molte altre riconosciute come tossiche, non vengono e non possono essere utilizzate per scopi salutistici e medicinali.

 

Tuttavia, anche nell’utilizzo di specie che vengono indicate per scopi terapeutici bisogna fare attenzione: i principi attivi contenuti all’interno delle piante hanno un determinato effetto sul nostro organismo che dipende dalla dose assunta; perciò, non si può definire una sostanza benefica o tossica in modo assoluto e una pianta può essere al contempo rimedio e veleno.

 

Nel ‘500 Paracelso, medico e alchimista, scriveva:

Nulla è si per sé veleno, tutto è di per sé è veleno, è la dose che fa il veleno”.
È necessario quindi prendere coscienza dei pericoli, in alcuni casi anche molto gravi, che si possono riscontrare sulla nostra salute, utilizzando piante officinali con dosaggi non controllati o in contemporanea ad altri trattamenti di sintesi che possono creare interazioni.
Sottolineiamo di quanto pericolosi possono essere i cosiddetti “rimedi fai da te” e, per questo, è sempre necessaria una persona specializzata in grado di definire le dosi e le modalità d’assunzione della droga.

 

Questo è il caso della sindrome d’abuso da Ginseng che si verifica in seguito a posologia elevata della droga ed ad un suo uso protratto nel tempo.
Questa reazione avversa è caratterizzata da ansia, insonnia, diarrea, eruzioni cutanee, nervosismo, euforia seguita da depressione ed ipertensione arteriosa.
Un’altra pianta il cui uso può avvenire solo in seguito a prescrizione medica, è la Digitale (Digitalis purpurea L. – Digitalis lanata Ehrh.).
Le foglie di Digitale contengono glucosidi cardiotonici, indicati in terapia per migliorare la funzionalità miocardiaca.

La necessaria supervisione medica nell’utilizzo di questa droga è fondamentale poiché la dose terapeutica è molto vicina alla dose tossica.

 

Esistono inoltre delle piante che sono tossiche solo in particolari condizioni, o assunte in una particolare forma.
Questo è caso del Ricino (Ricinus communis) i cui semi, se ingeriti possono essere mortali.
Un altro esempio è dato dalla comune Salvia, le cui foglie vengono da sempre utilizzate come aroma in cucina ma anche a livello terapeutico nelle turbe digestive e nella sudorazione eccessiva; occorre però estrema precauzione nell’impiego dell’olio essenziale: la presenza di tujone e di canfora lo rendono neurotossico.
Entrambi questi componenti hanno azione convulsivante, perciò l’olio essenziale di Salvia deve essere assunto solo sotto stretto controllo medico e non in cure prolungate.
Allo stesso modo anche l’olio essenziale di Issopo (Hyssopus officinalis L.) viene segnalato come neurotossico e convulsivante, perciò non deve essere utilizzato.

 

Vi sono poi numerose piante, anche queste non impiegate come medicamento proprio per la loro tossicità, che però sono molto comuni nei nostri giardini e che quindi bisogna fare molta attenzione nella ingestione accidentale, soprattutto se si trovano alla portata dei bambini.
Il Tasso (Taxus baccata L.) bellissimo albero sempreverde di dimensioni notevoli, è una pianta tossica in tutte le sue parti.

I casi di avvelenamento segnalati, sono avvenuti in seguito all’ingestione delle “bacche rosse”, che avvolgono il seme contenente i principi tossici.
Un altro esempio è l’Oleandro (Nerium oleander), pianta tipica degli ambienti marittimi, che se ingerita provoca nausea e vomito.
Anche la comune siepe da giardino di Lauroceraso (Prunus laurocerasus) ha foglie e semi che contengono sostanze tossiche, così come la Peonia (Paeonia officinalis) è velenosa in tutte le sue parti e se ingerita causa forte vomito.

 

Naturalmente anche le piante di cui è stata dimostrata la sicurezza d’uso, possono provocare razioni avverse ed imprevedibili.
Stiamo parlando delle reazioni allergiche che però sono reazioni di tipo immunitario e soggettivo, ben diverse dai casi di avvelenamento.

 

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