Piantaggine: utilizzo, proprietà e tradizione
Pubblicato il Marzo 30, 2018 - Benessere
La Piantaggine è una specie botanica erbacea, presente in tutto il territorio italiano e molto ubiquitaria a livello mondiale.
Il suo habitat sono i luoghi erbosi, incolti, prati, pascoli da 0 a 2000 m s.l.m.
In dialetto viene chiamata lingua di cane, orecchie di gatto o cinquenervi. Il nome del genere deriva dal latino planta = pianta (riferito ai piedi) per la somiglianza delle foglie ai piedi e anche perché vegeta in zone calpestate.
Plantago lanceolata è un’erba perenne, acaule, dotata di foglie strette e lanceolate (appunto), organizzate in una rosetta basale, più o meno erette e con grossi nervi longitudinali. Il rizoma è breve, grosso e fibroso dotato di radici fascicolate. Gli scapi, che partono all’altezza delle foglie basali sono alti 20-40 cm, hanno 5 spigoli evidenti e terminano in una spiga, generalmente cilindrica, lunga da 2 a 4 cm, con brattee brune e formata da numerosi fiori appressati tra loro. Il calice ha 2 sepali liberi e 2 saldati tra loro, la corolla è tubolare e ha 4 lobi piccioli di colore rossiccio o bruno chiaro. Gli stami sono 4, con antere bianco-gialle, e sono lunghi e vibranti per consentire l’impollinazione che è affidata al vento. Il frutto è una piccola pisside a 2 logge, ognuna contenente un seme lungo 2 mm a forma di barchetta. L’antesi avviene tra maggio e luglio.
Plantago major è anch’essa un’erbacea perenne con foglie ovali, grandi 5-12 x 3-8 cm, disposte a rosetta basale e dotate di un picciolo alato e lungo metà della lamina. Le foglie hanno margine ondulato e nervature parallele, che si incontrano al picciolo e all’apice. Lo scapo è eretto, senza spigoli, termina con una spiga sottile, cilindrica, di colore verde-giallo-ruggine, all’apice dello scapo, composta da numerosi minuscoli fiori ermafroditi, con calice diviso in 4 sepali ovali saldati alla base, corolla membranosa, tubolare divisa in 4 lobi con 4 stami e le grosse antere che sporgono dalla corolla. Il frutto è sempre una pisside, deiscente, che contiene 4÷25 semi scuri e rugosi. L’antesi avviene tra marzo e novembre.
La Piantaggine trova ampio utilizzo in erboristeria. La “Flora italiana” descrive oltre venti specie di Plantago, che hanno tutte le medesime proprietà salutistiche.
La droga è rappresentata da radici, parti aeree e semi.
Le radici hanno proprietà astringenti. Le parti aeree contengono glicosidi iridoidi, mucillagini, arabinogalattano, un glucomannano, pectine, flavonoidi, cumarine, saponine, acido citrico, acido silicico, acido ossalico, acido clorogenico, potassio, magnesio, zinco e silicio.
La Piantaggine vanta proprietà antinfiammatorie e batteriostatiche a livello degli apparati respiratorio, gastroenterico e urinario. Quindi è molto utile in caso di diarrea, emorroidi, cistite, bronchite, catarro, sinusite, febbre da fieno, infezioni dell’orecchio e tosse secca per uso interno; mentre per uso esterno è un valido aiuto in caso di ferite, ulcere, scottature e punture d’insetto. In medicina popolare il succo della pianta unito all’acqua di Rose si utilizzava per curare le infiammazioni oculari, mentre il decotto delle foglie nell’acqua di calce serviva a risolvere le ulcere degli arti inferiori.
I semi hanno proprietà emollienti e rinfrescanti
In particolare la specie Plantago psyllium L. ha avuto un vasto impiego nella tradizione erboristica, ed è utilizzato molto anche attualmente. La droga impiegata sono i semi, che contengono mucillagini (xilosio, acido galatturonico, arabinosio e ramnosio) ed hanno un alto indice di rigonfiamento una volta immersi in acqua, proprietà che gli conferisce effetti lassativi. Stesso effetto si può ottenere con l’estratto fluido dei semi (forma farmaceutica che rende il prodotto più pratico da assumere).
In quanto lassativi formanti massa, i semi di Psillio sono in grado di richiamare acqua, una volta nell’intestino, e di rigonfiare grazie alle mucillagini in essi contenute; l’aumento di volume stimola la peristalsi e favorisce l’espulsione delle feci nei soggetti affetti da costipazione. Le feci, inoltre, diventano più soffici, provocano meno dolore a chi è soggetto a emorroidi o ha subito un intervento chirurgico.
Essi poi non servono solo per la costipazione, ma anche per diarrea, sia cronica sia acuta. Gli effetti antidiarroici sono anch’essi dovuti all’azione delle mucillagini, che assorbono i liquidi in eccesso nell’intestino, aumentano la viscosità delle feci e, di conseguenza, il tempo di transito intestinale, regolarizzando la defecazione. Stesso effetto si può ottenere con l’estratto fluido dei semi, forma farmaceutica che rende il prodotto più pratico da assumere. L’unica accortezza da seguire è quella di evitare la doga in caso di stenosi del tratto gastro-intestinale o esofago, ed assumere il prodotto lontano dall’ingestione di altri farmaci per evitare interferenze di assorbimento.
In campo alimurgico tutte le Piantaggini sono utilizzabili sia in insalate (le foglie giovani e tenere), zuppe, ma anche pesti, come indicato in questa ricetta
Ingredienti :
• 50 g di foglie giovani di Piantaggine
• 20-30 g di olio d’oliva
• 20 g di noci tritate finemente
• 10-20 g di pecorino
Tagliate finemente le foglie di piantaggine perpendicolarmente alle nervature. Pestate o frullate il tutto insieme all’olio e al sale. Aggiungete al pesto le noci tritate e il formaggio, insieme ad abbondante pepe nero e rimestate con un cucchiaio.
Uno studio scientifico Iraniano, pubblicato il 14 gennaio 2018, ha dimostrato come un gel a base di Aloe vera e Plantago major applicato su pazienti affetti da ulcera diabetica al piede, possa essere efficace nel ridurre l’estensione della ferita, anche se non la profondità; comunque il rimedio è risultato essere efficace, economico e sicuro.
Curiosità: la Piantaggine è la protagonista di un quadro intitolato “La zolla”, un acquerello dipinto nel 1503 da un famoso pittore dell’epoca del Rinascimento, Albrecht Durer (1471-1528). Questo dipinto rappresenta la natura vista dal basso, “fotografando” alcune erbe più comuni (piantaggine, tarassaco, gramigna), come a rappresentare la Primavera nella sua semplicità, e nonostante ciò esprimendo la propria bellezza, quasi a osservare l’Universo attraverso un piccolo microcosmo ben dettagliato.
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
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