L’estrazione degli oli essenziali in alchimia
Pubblicato il Febbraio 17, 2017 - Aromaterapia

Gli oli essenziali rappresentano in alchimia, uno dei tre principi filosofici: zolfo, mercurio e sale.
Nelle piante gli oli essenziali vengono identificati con lo zolfo, la parte volatile e più eterea. Sono i primi ad essere estratti, in quanto solubili in alcool etilico (mercurio) e una volta sciolti è difficile separarli di nuovo, con il rischio di perderne una parte.
La percentuale ricavata da una pianta dipende da diversi fattori. Gli oli essenziali presentano numerose caratteristiche: sono liquidi a temperatura ambiente, galleggiano sull’acqua e sono facilmente infiammabili. Essi contengono l’anima della pianta, ed ognuno ha un odore caratteristico; si parla infatti di “impronta digitale” della pianta.
Esistono secondo l’arte alchemica diversi metodi di estrazione, ebollizione e distillazione.
La distillazione è un’operazione nella quale vengono separate le parti volatili da quelle non volatili, nonché, se con punti di ebollizione diversi, i liquidi volatili l’uno dall’altro.
Durante la distillazione i liquidi, bollendo, diventano vapori, che a loro volta vengono condensati tornano liquidi attraverso una refrigerazione. Fatta la distillazione, il liquido ottenuto viene messo in un imbuto separatore, e l’olio essenziale viene separato (in quanto lo si ritrova al di sopra rispetto al vapore che è ritornato acqua).
Nella distillazione il vapore d’acqua è prodotto in un pallone o in una beuta conica, che attraverso un tubo di vetro, viene condotto in un altro pallone a due colli, contenente la pianta tritata. A questo pallone viene poi collegato il refrigerante e il recipiente, dove l’olio verrà separato dall’acqua.
La distillazione viene utilizzata in alchimia anche per “purificare” l’olio essenziale. In questo caso nel pallone invece della pianta, si mette una certa quantità d’acqua distillata dove in superficie galleggia l’olio essenziale già estratto in precedenza.
Un altro metodo di estrazione per l’olio essenziale è quello che utilizza un separatore. Al di sopra del pallone che contiene la pianta tritata, si aggiunge il separatore, dotato di due tubi, e ancora sopra un refrigerante molto lungo o anche due. Il vapore che trasporta l’olio essenziale passa attraverso uno dei tubi del separatore e raggiunge i refrigeratori. Qui il vapore viene condensato ed i due liquidi (olio e acqua) cadono nell’altro tubo. Dopo un certo tempo di estrazione, quando la quantità d’olio non aumenta più, si ferma il riscaldamento, e l’acqua al di sotto dell’olio viene allontanata grazie alla presenza di un rubinetto.
Ancora più raffinata è l’estrazione alchemica dell’olio sotto vuoto. Attraverso un rubinetto presente sul refrigerante si crea il vuoto con una pompa adatta. In questo caso la temperatura necessaria per l’ebollizione sarà più bassa, attuando così un’estrazione molto delicata.
Va tenuto conto che nell’estrazione da pianta fresca non è necessaria nessuna preparazione, mentre per quella secca è consigliata una prima immersione in acqua per tre o quattro giorni.
Gli oli essenziali prodotti vengono poi divisi secondo i 4 elementi: acqua, aria, terra e fuoco. Questo tipo di classificazione è fatta a livello energetico. Possiamo così tracciare tre grandi categorie in cui rientrano gli oli essenziali, a seconda della parte della pianta da cui provengono, e da qui trovare una corrispondenza con le parti nell’uomo.
Le note di testa infatti, corrispondono al mondo spirituale e le troviamo nei frutti. Le note di cuore, il fiore, può essere avvicinato al gruppo del mondo animico. Le note di base, il tronco e le radici rappresentano il corpo fisico. Vi sono poi le foglie, che pur appartenendo a varie parti della pianta, possono rientrare in queste tre categorie.
GIADA PAGIN e FRANCESCO URBANI
“Scuola dell’Essere Interiore”