La mimosa: bella e forte come la donna
Pubblicato il Marzo 4, 2016 - Benessere

La Mimosa, Acacia dealbata Link, appartiene all’estesa famiglia delle Fabaceae (Leguminose); suddivisa a sua volta in tre sottofamiglie: Mimosoideae, Caesalpinoideae e Faboideae.
Alle tre sottofamiglie appartengono erbe, suffrutici, arbusti, alberi e liane; dotati di foglie semplici, digitate, trifogliate, pari o imparipennate; a volte modificate in cirri o spine.
I fiori sono bisessuali, pentameri, isolati o riuniti in racemi.
È poi il tipo di fiore alla base della distinzione delle tre sottofamiglie.
Per le Mimosoideae ha corolla regolare, 5 petali piccoli o concresciuti in tubulo, stami liberi in numero doppio dei petali oppure numerosi, spesso aventi una funzione vessillare.
A questa sottofamiglia appartengono principalmente alberi o arbusti di aree tropicali ed equatoriali.
La Mimosa in particolare è un albero che può raggiungere anche i 30 m d’altezza nella sua terra d’origine (la Tasmania) mentre nel nostro paese raggiunge circa gli 8 m; ha un portamento prima arbustivo e poi arboreo con l’accrescimento.
Presenta un tronco eretto, liscio, di colore cinerino con screpolature verticali rossastre.
Le foglie sono picciolate e bipennatocomposte con foglioline a loro volta pennate, lineari dagli apici arrotondati.
L’infiorescenza è una cima globosa apicale, peduncolata, che presenta circa 30 elementi racemosi, i fiori sono di colore giallo e sono molto odorosi, di forma pentamera con numerosi stami molto evidenti.
Il frutto è un legume deiscente di 5 – 8 cm di lunghezza e della larghezza di circa 1 cm, di forma ellissoide, compresso, dritto o ricurvo e contratto tra i semi.
Si presenta glabro e di colore verde-azzurrognolo o bruno-rossiccio.
I semi grandi circa mezzo centimetro sono obovati o ellissoidi, compressi, lucidi e neri.
La Mimosa, come è noto, fiorisce da dicembre a marzo, dagli 0 ai 400 m s.l.m.; tra le scarpate, sulle sponde dei laghi e in collina. La pianta in Italia è presente in Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e dalla Liguria su tutte le coste tirreniche, nonché in Sardegna.
E’ una pianta molto invasiva che si riproduce facilmente, anche se teme il gelo prolungato e gli inverni molto rigidi. E’ molto utilizzata come pianta ornamentale e la riproduzione può avvenire anche per talea.
Il nome deriva dal greco “Akakia” dal raddoppiamento di “aké akis” che significa ago, punta o spina; mentre dealbata deriva da “deálbo”, cioè “io imbianco”.
Gli impieghi in fitoterapia sono rivolti soprattutto verso l’aromaterapia e la cosmesi.
In aromaterapia l’assoluta di Mimosa ha proprietà rilassanti, che riducono l’ansia e permettono di dominare lo stress, mentre in cosmesi è indicata per la pulizia della pelle sensibile.
L’essenza assoluta si ottiene dall’estrazione con solventi delle cime e dei ramoscelli della pianta; si presenta come un liquido viscoso di colore ambrato e profumo legnoso-floreale.
Alcune modalità di impiego:
– Crema per pelle sensibile e infiammata: aggiungere in 50 ml di crema base 5-6 gocce di assoluta di Mimosa. Utilizzare 2 volte al giorno.
– Maschera per pelli aride: mescolare 3-4 gocce di assoluta di Mimosa con un cucchiaio di argilla, miscelare aggiungendo poca acqua tiepida e applicare sul viso per 10-5 minuti , rimuovere con acqua tiepida e ripetere 2 volte a settimana.
– Bagno rinvigorente: nella vasca da bagno aggiungere all’acqua tiepida 15 gocce di assoluta di Mimosa e immergersi per almeno 15 minuti.
– Rilassamento: mettere nel diffusore 5-0 gocce di assoluta di Mimosa.
La Mimosa è diventata il simbolo della festa della donna che si celebra nella data dell’8 marzo già dall’anno 1922.
La scelta di questo fiore ha una sua ragione ben precisa: l’idea in Italia risale all’anno 1946 e nasce da un gruppo di femministe, che scelsero proprio la Mimosa perché rappresentava in maniera più adeguata la donna, essendo una pianta povera e molto diffusa (piuttosto delle viole e delle orchidee utilizzate in Francia); bella, pura, delicata e riservata, ma allo stesso tempo resistente e forte come la donna.
L’episodio che più di tutti fece scaturire l’iniziativa avvenne il 25 marzo del 1911 a New York nella “fabbrica delle camicette bianche”, dove a causa di un enorme incendio sviluppatosi dentro la fabbrica, perirono nel rogo 126 donne; in maggior numero giovani immigrate di origine italiana ed ebraica. La storia delle operaie perite nell’incendio è raccontata dalla licatese Ester Rizzo, autrice del libro “Camicette bianche. Oltre l’8 Marzo”.
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
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