Il trifoglio rosso e i suoi fitoestogeni

Pubblicato il Novembre 22, 2021 - Benessere

Il Trifolium pratense L. appartenente alla famiglia delle Fabaceae, viene chiamato comunemente Trifoglio rosso ed è una pianta originaria dell’Europa, dell’Asia centrale e del Nord Africa; coltivata in numerosi Paesi del mondo. L’habitat del Trifoglio rosso sono i prati, i pascoli e gli incolti; è una pianta che vegeta bene nei terreni argillosi da 0 a 2600 m di altitudine.

È una pianta erbacea, poco longeva, con rizoma legnoso avvolto da guaine scure e sulle cui branche laterali sono inseriti numerosi tubercoli della lunghezza di pochi mm che hanno la caratteristica di fissare l’azoto dell’atmosfera; il Trifoglio vive infatti in un rapporto di simbiosi con dei batteri (Famiglia Rhizobiaceae) presenti nel nodulo della radice e dai quali ricava l’azoto appunto.

Le foglie sono lungamente picciolate e come suggerisce il nome sono trifogliate, ovali oppure ellittiche, e dotate di una macchia bianca a forma di “V”.

I fiori sono organizzati in capolini globosi, peduncolati o subsessili, che si inseriscono all’ascella delle foglie terminali, di colore rosso chiaro tendente al fucsia.

I frutti sono legumi definiti camare, indeiscenti inclusi nel calice, con pericarpo membranoso e che contengono un unico seme ovoidale, liscio, giallognolo oppure marrone.

La droga è costituita dalle infiorescenze che vanno raccolte tra maggio e settembre.

La droga contiene flavonoidi (isoflavoni e flavonoli, ed in particolare formonetina, biocanina A, daidzeina, genisteina, pratenseina, trifoside per quanto riguarda i primi; e glicosidi della quercetina e della isoramnetina per quanto riguarda i secondi), olio essenziale (furfurale, eugenolo, 2-feniletanolo ed esteri, metile salicilato, benzil alcol ed esteri), clavamidi, cumarini (cumestrolo, medicagolo e cumarino) e altre sostanze come galattoglucomannano, resine, minerali, vitamine, sitosterolo, amido e fitoalexine.

La classe di composti flavonoidi e in particolare la daidzeina e genisteina (presente anche in Glycine max) sono anche classificati come fitoestrogeni; questi fitoestrogeni grazie alla loro struttura chimica simile a quella degli ormoni sessuali femminili, sono in grado di legarsi al recettore deputato all’estrogeno endogeno. Sono quindi consigliati nel periodo della menopausa, per alleviarne i sintomi; ma utili anche nella sindrome premestruale e per la prevenzione di patologie legate a questi ormoni, cioè osteoporosi e problemi endometriali, senonché nelle malattie cardiovascolari.

Il Trifoglio rosso in passato fu usato come febbrifugo, tonico, diuretico, stimolante del mestruo, espettorante, antinfiammatorio, regolatore delle secrezioni ghiandolari e antieczematoso.

Gli estratti di questa pianta sono utilizzati anche nelle preparazioni cosmetiche destinate alle donne in età da menopausa, proprio in virtù dei suoi fitoestrogeni.

I documenti più antichi sulle coltivazioni del Trifoglio rosso risalgono al XI secolo. Esso è infatti anche una nota pianta foraggera.

Hildegard von Bingen (circa 1098 – 1179) indicava le proprietà curative del Trifoglio rosso nel suo libro “Physica”.

In Irlanda, la leggenda recita che, Patrizio fu il primo a portare la parola di Cristo in questo Paese e paragonò la figura della Trinità cristiana al Trifoglio rosso (shamrock) così che quando Patrizio fu proclamato santo, venne rappresentato come il fondatore della Chiesa in Irlanda con un trifoglio nella mano oppure ricamato sulle vesti episcopali. Ancora oggi il Trifoglio rosso è simbolo dell’Irlanda, sia dal punto di vista religioso che nazionale, ed e divenuto un simbolo, particolarmente utilizzato il 17 Marzo in occasione della festa nazionale di San Patrizio (Saint Patrick’s Day).

ANJA LATINI

Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S

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