Galium aparine: utilizzo, proprietà e tradizione
Pubblicato il Giugno 20, 2018 - Benessere
Il Galium aparine è una piccola pianta estremamente comune che vive senza difficoltà, la troviamo facilmente nei campi incolti ed è inconfondibile al tatto a causa dei peli ruvidi che la rivestono in tutte le sue parti, per questo viene chiamata anche “attaccamani” o “attaccaveste”.
Questa pianta ha una lunga storia nella medicina popolare, veniva utilizzata sia per uso esterno che per uso interno, per trattare ulcere, ferite e problemi della cute.
Galium deriva dalla parola greca gála, che significa “latte” per la capacità della pianta di favorire la coagulazione del latte dovuta alla presenza dell’enzima fitochinasi; Aparine dal greco Aparein che significa “attaccarsi”, per la capacità della pianta ad attaccarsi, per i peli uncinati di cui è rivestita, agli abiti e al pelo degli animali.
Il Galium aparine è una pianta erbacea annuale, ascendente o strisciante, appartenente alla famiglia delle Rubiaceae. I fusti sono molto ruvidi e muniti di piccoli uncini. Le foglie caratterizzate da pseudo verticilli di 4-12, in parte vere foglie e per il resto stipole modificate ad assomigliarvi, e fiori piccoli bianchi, muniti anch’essi di piccoli uncini. I fiori, di colore bianco, sono molto piccoli, ermafroditi e riuniti in cime ascellari.
La pianta dovrebbe essere raccolta in primavera o all’inizio dell’estate, subito prima del periodo di fioritura.
Principi attivi: glicosidi (galiosina), tannini, flavonoidi, vit. C.
Indicazioni: antispasmodica, lievemente diuretica, astringente, vulneraria, ipotensiva, antiflogistica e sudorifera. Altre indicazioni: in caso di disturbi dell’apparato digerente, affezioni cutanee, e manifestazioni dolorose soprattutto di natura nervosa. Agisce in modo efficace sul sistema linfatico. Buon diuretico, e come tale, promuove un maggiore flusso di urina che aiuta a liberare i reni e la vescica da sostanze di rifiuto, per evitare l’insorgenza di infezioni del tratto urinario (come la cistite), ed alleviare i disturbi della prostata.
La pianta si utilizza sia fresca che essiccata.
I frutti si adoperano come succedaneo del caffè (non contengono caffeina); mentre la radice torrefatta sostituisce la cicoria e da essa si può estrarre un colorante rosso.
Sapore: amaro, acre.
Galium aparine T.M. (Tintura Madre): per drenare il sistema linfatico, reni, fegato, pancreas, milza. (Compendio di Gemmoterapia Clinica di F. Piterà)
Usi tradizionali: su ferite e piaghe erano praticati impacchi cicatrizzanti con decotto di fiori e foglie. Il succo veniva usato per cagliare il latte e i fusti intrecciati venivano impiegati per filtrarlo, la radice si utilizzava per colorare la lana di rosso-arancio ed i semi torrefatti per preparare bevande, e le giovani foglie e sommità come verdura.
Dioscoride, medico greco del I secolo d.C., la considerava utile come rimedio alla stanchezza e scriveva che i pastori usavano i gambi per fare dei setacci per filtrare il latte. Il Mattioli (1559), medico senese, gli attribuiva proprietà diuretiche e proprietà calmanti del male alle orecchie. Suggeriva inoltre l’uso del succo dei frutti e delle foglie contro i morsi delle vipere e degli scorpioni. Nella medicina popolare il succo fresco o un cataplasma di foglie fresche triturate, applicate su una ferita o su un’ulcera, erano impiegate per arrestare il sanguinamento, inibire la necrosi e favorire la cicatrizzazione.
GIULIA CALDARELLI
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