Finocchio: nuova fonte di materie prime ecosostenibili
Pubblicato il Luglio 23, 2018 - Benessere

Può un frutto essere fonte di olio vegetale, ed essere adoperato per estrarre olio essenziale e acqua aromatica con proprietà antibatteriche? La risposta è: sì.
E il frutto che si presta a tutto questo è il frutto del Finocchio dolce, erroneamente definito come seme (dal punto di vista botanico infatti i “semi” di Finocchio sono in realtà i suoi frutti).
Il Finocchio (Foeniculum vulgare var. dulce Mill.) appartiene alla famiglia delle Apiaceae (Umbelliferae) ed è una delle piante medicinali più utilizzate al mondo, diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo e nell’Europa centrale.
Secondo una recente ricerca, i suoi frutti possono essere lavorati per ottenere molti prodotti ricchi di sostanze utili al mantenimento di un buono stato di salute. Ciò non ci stupisce, ma la novità che emerge da questa ricerca è che anche i sottoprodotti di lavorazione contengono sostanze con proprietà importanti, in particolare antibatteriche e antiossidanti, divenendo così materie prime a tutti gli effetti.
L’obiettivo del gruppo di ricerca che ha sviluppato l’esperimento è stato quello di sfruttare al massimo le risorse del “seme” di Finocchio dolce, evitando sprechi e produzione di rifiuti.
Il primo prodotto ad essere estratto e testato è stato l’olio vegetale: dalla lavorazione dei frutti si ottiene un olio ricco di acido petroselinico (80%), un acido grasso monoinsaturo raro presente anche nell’olio dei frutti di Coriandolo (nuovo ingrediente alimentare dal 2014); dalle analisi effettuate, risulta un rapporto PUFA/SFA (acidi grassi polinsaturi/acidi grassi saturi) maggiore di 1, valore che classifica questo olio “ad alto valore nutrizionale”.
Questo significa che l’olio di “semi” di Finocchio potrebbe essere presto considerato come nuovo ingrediente alimentare, alla pari dell’olio di “semi” di Coriandolo.
Oltre ai suoi benefìci nutrizionali, l’olio di “semi” di Finocchio può essere adoperato per trattare alcuni problemi della pelle, in particolare la secchezza: questo tipo di olio, essendo compatibile con i lipidi della pelle, potrebbe essere usato per sostituire definitivamente l’olio di paraffina all’interno delle creme cosmetiche.
Inoltre, i residui dei frutti utilizzati per l’estrazione dell’olio vegetale hanno mostrato una buona capacità antibatterica, soprattutto contro lo stafilococco della cute (Staphylococcus epidermidis).
Il secondo prodotto ad essere estratto e testato è l’olio essenziale: i principali composti volatili presenti sono il trans-anetolo (70,7%) e fencone (inferiore al 7,5%), in linea con i dati della letteratura. Le sue indicazioni sono molteplici: trattamento della nausea, della tosse e come ingrediente nella piramide olfattiva dei profumi.
La scoperta interessante è che l’acqua aromatica che viene prodotta durante il processo di distillazione, secondo questo studio, risulta ricca di composti fenolici, soprattutto acido gallico, acido caffeico, acido ellagico, quercetina e kaempferolo, che le danno una forte capacità antiossidante; si nota anche una discreta azione antibatterica contro lo stafilococco aureo (Staphylococcus aureus).
Tradizionalmente raccomandati per disturbi gastrointestinali, i “semi” di Finocchio dolce adesso possono essere apprezzati per molto altro e, soprattutto, i sottoprodotti della loro lavorazione sono una fonte di materie prime economicamente promettente per futuri impieghi nelle industrie farmaceutiche, cosmetiche ed alimentari.
Finalmente la produzione di beni di consumo diventa ecosostenibile… e il pianeta ringrazia!
FEDERICA AIELLO
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