Dragoncello: pianta amica di stomaco e intestino

Pubblicato il Maggio 4, 2018 - Benessere

Dragoncello, la pianta amica del nostro intestino

Artemisia dracunculus, detto volgarmente Dragoncello è una pianta di origini siberiane, il cui nome deriva da “dragone”, questo perché nell’antichità le si attribuiva un legame magico con questa bestia mitologica; la forma delle sue radici ricorda infatti la sagoma di un drago. Altri studiosi attribuiscono il significato etimologico al nome antico della pianta, che nella lingua dei Tartari era “Tarknoum”, dal quale si sarebbero poi evoluti “Tarchon”, citato nei scritti di Avicenna, in seguito, il “Tarragon” nella lingua inglese e infine “Targon” del francese antico.

È detto anche estragone, tarfone, dragone o serpentaria.

Il Dragoncello è una pianta erbaceo-perenne, con fusto eretto, ramoso, alto 30-100 cm, dotato di foglie lanceolate, carnosette, intere o leggermente dentate, mentre quelle vicine al terreno sono trifide. Ad agosto-settembre sviluppa delle pannocchie terminali di fiori organizzati in piccoli capolini di colore giallastro, che non producono semi.

Per moltiplicare la pianta è necessario dividere le radici e ripiantarle in un terreno ben esposto al sole.

Ci sono diverse varietà coltivate di Dragoncello; le più famose sono il Dragoncello francese, dal profumo più intenso, il Dragoncello tedesco e il Dragoncello russo che è una cultivar più resistente agli inverni rigidi anche se meno aromatica come sapore.

La droga è rappresentata dalle foglie e dai rami giovani, a volte anche dalle radici.

I costituenti del Dragoncello sono acido tannico, resine, gomme, cumarine, olio essenziale contenente anetolo, terpeni, estragolo e fellandrene.

Si utilizza in caso di: digestione lenta, difficile e molto pesante, fermentazione intestinale, flatulenza, infezioni dell’apparato digerente, mal di denti, mancanza di appetito, mestruazioni difficili e dolorose, meteorismo, parassiti e vermi intestinali, reumatismi, sindrome premestruale, spasmi gastrointestinali e per aumentare la secrezione dei succhi gastrici. In passato veniva utilizzata anche la radice, contro il mal di denti, ed essendo ricca di sali minerali e vitamine, la pianta veniva ritenuta buona contro i reumatismi ed il singhiozzo.

L’ambiente in cui il Dragoncello è protagonista è quello culinario, soprattutto in Francia; lo troviamo infatti come componente delle fines herbes provenzali, elemento essenziale della cucina francese. Eccelle per meriti culinari più che per virtù terapeutiche, le foglie infatti, deliziosamente aromatiche, arricchiscono di un sapore tutto particolare, delicatamente piccante e amaro; le insalate, i piatti di pesce, di carne, di uova; i formaggi; le salse béarnaise, tartara e olandese.

È usato nella conservazione di capperi e cetrioli; per aromatizzare l’aceto, la senape, la mostarda e la maionese. Utilizzato anche nella liquoristica per la preparazione di amari e tonici, il Dragoncello è caratterizzato da un sapore aromatico, pungente e un po’ amaro, con alcune note di Menta e Sedano.

L’uso del Dragoncello essiccato è sconsigliato poiché nel processo di essiccazione questa pianta perde molto del suo sapore mentre, se consumato fresco, il suo aroma è davvero molto intenso.

Secondo una leggenda si narra come la pianta arrivò in Toscana: una ragazza senese si innamorò durante l’occupazione napoleonica di un dragone (un soldato a cavallo). Un giorno, scuotendo gli stivali dalla finestra, il soldato fece cadere dei semi in un vaso che la ragazza teneva sul davanzale. Il dragone presto ripartì per tornare nel suo Paese e da quel vaso nacque una piantina profumata che la ragazza chiamò Dragoncello, in ricordo dell’amore che aveva vissuto.

ANJA LATINI

Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S

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