C’era un’ape… storia e benefici della cera d’api
Pubblicato il Luglio 3, 2019 - Cosmesi

La prima citazione d’utilizzo della cera d’api risale all’antico Egitto, ma i suoi impieghi erano già conosciuti da tempo, in campo cosmetico, per la protezione del legno, per le tavolette di scrittura e per i sigilli delle epistole.
La cera d’api viene secreta dalle ghiandole cerarie delle api operaie dal 14° al 19° giorno di vita. È un essudato che a contatto con l’aria si solidifica in scaglie, e che l’ape modella con le mandibole, unendo propoli e polline, per costruire i favi. All’inizio il suo colore è bianco, poi diventa giallo e in seguito, dopo 5-7 anni, nero.
La cera d’api fonde a 62°-65° C e contiene 284 composti di cui 111 volatili; è una miscela di diversi esteri di alcoli, acidi grassi, idrocarburi, gibberellina GA3, alcol miricilico e composti proteici. Sono presenti carotenoidi: 100 g di cera ne contengono 8-12 mg rispetto ai 2-9 mg dello stesso quantitativo di carote.
La cera è il materiale impiegato per la costruzione dei favi: le api iniziano la fabbricazione partendo dall’alto e formano lunghe catene sospese nel vuoto, tenendosi vicine l’una all’altra con le zampe. Esse costruiscono le celle di forma esagonale, in modo da risparmiare spazio e quantità di cera. Gli alveoli sono di quattro tipi: le celle reali, grandi e allungate, con l’apertura verso il basso, le cellette delle api operaie, più piccole, quelle per i fuchi (più grandi) e infine le celle per il magazzino di polline e miele. Quando le celle del miele sono piene, sono chiuse con la cera (opercolate).
Questa cera è molto pregiata ed è impiegata in cosmesi e nell’industria farmaceutica. La cera d’api è cicatrizzante, emolliente e protettiva. La troviamo in molte preparazioni cosmetiche: coldcream (8-12%), rossetti, balsami per capelli (1-3%). Nei preparati farmaceutici si adopera per rivestire le compresse, facilitando la loro ingestione, come effetto retard (in miscela con il principio attivo in polvere) e nella composizione delle supposte (5%).
Per preparare in casa un buon unguento per la pelle, sciogliere a bagnomaria 1/3 di cera d’api in 2/3 di olio di mandorle o olio extra vergine di oliva.
La cera è un prodotto molto pregiato, infatti l’ape per fabbricarne un chilo, deve consumare da 5 a 10 kg di miele. In commercio è spesso sostituita alla paraffina, un derivato del petrolio a buon mercato.
Impieghi recenti nel campo dell’apiterapia, prevedono l’uso della cera d’api insieme a propoli e miele, in aerosol con l’aria dell’alveare; una pratica nuova, molto diffusa in Slovenia, e che sta iniziando anche in Italia. Queste sostanze respirate svolgono un’azione benefica su tutto l’apparato respiratorio, in quanto hanno evidenziato proprietà balsamiche, fluidificanti, antibatteriche, decongestionanti, anticatarrali e utili in caso di asma. Infatti i composti volatili sono assorbiti attraverso le mucose, agiscono localmente ed entrano nel torrente ematico senza subire trasformazioni. L’effetto è quindi molto rapido rispetto ai medicamenti somministrati per via orale, i quali devono subire vari processi (apparato digerente e fegato) prima di venire assorbiti ed esplicare il loro effetto.
Molto valido è l’approccio all’aromaterapia, in quanto fornisce risultati sia sul piano fisico che su quello emozionale. Le sostanze contenute nell’assoluta di cera d’api (chiamata anche olio essenziale di miele) influenzano l’umore e le funzioni fisiologiche regolate dal sistema nervoso autonomo.
Un altro impiego della cera riporta ai violini di Stradivari e alla miscela che utilizzava su di essi a base di: cera d’api, olio di lino cotto, resina di pino, spirito di vino e occasionalmente zafferano o cocciniglia come coloranti.
Per preparare una vernice casalinga, sciogliere 75 g di cera d’api, nell’olio di lino (275 g) riscaldato a bagnomaria. A freddo unire la tintura di propoli (150 g) ed eventualmente dei colori di origine naturale.
MARA GASPARI
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