Cannabis come farmaco: nuovi orizzonti
Pubblicato il Settembre 26, 2014 - Piante officinali
Nel gennaio 2013 il Ministero della salute riconosce ufficialmente l’uso della Cannabis come farmaco.
L’Istituto superiore della Salute e il Dipartimento politiche antidroga si sono mostrati favorevoli all’aggiornamento della tabella, in cui vengono indicate le sostanze stupefacenti e psicotrope, aggiungendo una seconda tabella in cui vengono indicate le sostanze stupefacenti dotate di proprietà terapeutiche; tra queste appunto anche i preparati vegetali, gli estratti e le tinture di Cannabis sativa, indicati come nuovi (che poi tanto nuovi non sono) strumenti terapeutici su prescrizione medica.
Questa notizia, per il mondo della fitoterapia italiana, è un grandissimo passo avanti.
La Canapa, pianta utilizzata a livello terapeutico fin dal Neolitico per le sue proprietà analgesiche, sedative e miorilassanti, ha molte potenzialità terapeutiche, purtroppo bloccate dalla politica di proibizione che a partire dalla fine degli anni ’30, unita ad un lento ma costante decremento di redditività della coltura, fece scomparire la Canapa dalla produzione agricola.
Le motivazioni di questa proibizione sono molteplici, molte a sfondo politico, economico o di abuso.
Senza dilungarci in questioni di legalità, vogliamo porre l’attenzione sugli innumerevoli studi clinici presenti in letteratura sull’efficacia terapeutica dei cannabinoidi, principi attivi contenuti nelle foglie di Cannabis.
Già da tempo è stata dimostrata la presenza di due tipi di recettori per i cannabinoidi presenti principalmente a livello dell’encefalo, ma individuati, anche se in misura minore, nei polmoni, nel fegato, nei reni e nelle cellule del sistema immunitario.
Questo spiega la varietà di risposte farmacologiche che si possono avere, oltre al conosciuto effetto euforizzante, in seguito alla stimolazione dei recettori per i cannabinoidi.
Studi clinici dimostrano di come, estratti di Cannabis hanno azione anche sul sistema immunitario andando ad agire come immunosoppressori; determinano un abbassamento della pressione, favoriscono il rilassamento e quindi efficaci per combattere stati di stress, l’emicrania e l’insonnia.
Tuttavia le principali indicazioni terapeutiche risiedono nella terapia palliativa del dolore e nella riduzione degli spasmi muscolari.
Oggi, nei paesi dove l’utilizzo della Canapa a livello terapeutico è consentito, viene riproposta anche in oncologia, non solo per alleviare il dolore, ma anche come lenitivo degli effetti collaterali delle chemio e radio terapie, nel trattamento dell’epilessia ed in altre patologie neurologiche e neurodegenerative, come l’Alzheimer, Morbo di Parkinson, Sclerosi multipla ed altro ancora.
Come è vero che la Cannabis può essere utilizzata per curare o migliorare gli effetti di molte patologie, è altrettanto vero che ottenere la cura, in Italia, è molto complicato, se non addirittura impossibile.
Sebbene il Ministero della Salute abbia riconosciuto l’uso della Cannabis come farmaco, ad oggi non esiste nessuno che la possa coltivare o produrre.
Nessun ente infatti è autorizzato a coltivare Cannabis per la produzione di medicinali e per ottenerla e somministrarla ai pazienti è necessario importarla dall’estero (Olanda, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Israele) direttamente dal produttore.
Per di più è necessario che il medico faccia una specifica richiesta alla ASL competente, che a sua volta deve chiedere l’autorizzazione all’Ufficio centrale Stupefacenti del Ministero.
Un procedimento burocratico molto articolato, oneroso per i pazienti e rischioso per medici e farmacisti in termini di responsabilità, essendo questa una strada non ancora percorsa da nessuno.
Tuttavia nel settembre 2014 è stato concesso dal Ministro della Difesa, Beatrice Lorenzini e dal Ministro della Salute, Roberta Pinotti la coltivazione e la produzione di Marijuana ad uso terapeutico da parte dello stabilimento chimico militare di Firenze.
Lo stabilimento fiorentino che nasce con l’obbiettivo di produrre medicamenti per il mondo militare, ha esteso anche la sua attività anche al settore civile.
Entro settembre 2014 vi sarà l’ufficializzazione di tale notizia.
Ad oggi, nel nostro paese, vi sono alcuni casi di somministrazione di Marijuana per scopo terapeutico, ma sono comunque casi più unici che rari.
Va ricordato che la Canapa non presenta solamente utilizzazioni terapeutiche, ma dal fusto, previa macerazione e successive lavorazioni è possibile ricavare una fibra dagli usi innumerevoli.
La pianta veniva impiegata principalmente per fare fibre tessili, e ancora oggi è possibile coltivare questa specie per usi industriali (sono impiegabili varietà a basso titolo di cannabinoidi certificato dall’ente preposto al controllo delle sementi – ENSE).
Dato che contiene molta cellulosa e solo poca lignina, dal fusto è possibile produrre carta, ma può essere anche inglobato in diversi materiali, come la plastica per conferire resistenza alle deformazioni; dai semi inoltre si ricava un olio che trova impiego come cosmetico (ricco di acidi grassi polinsaturi), solvente o come combustibile.
La Cannabis sativa è quindi una pianta la cui coltivazione porterebbe a grandi vantaggi sia dal punto di vista terapeutico che industriale.
In conclusione possiamo considerare la Canapa come una pianta stupefacente, in tutti i sensi, che può essere efficacemente utilizzata in tutte le sue parti e che meriterebbe di essere sfruttata anche per evitare di dover importare i suoi prodotti derivati.