Calendula: pianta officinale per eccellenza
Pubblicato il Agosto 30, 2017 - Benessere
La Calendula è la Pianta Officinale per eccellenza. Con i suoi colori brillanti che spaziano dal giallo pallido all’arancione intenso si rivela una pianta dalle innumerevoli proprietà e dall’aspetto molto variabile, per la presenza di circa 25 specie diverse. Noi conosciamo maggiormente la Calendula arvensis, quella spontanea, che appare minuta e la Calendula officinalis, con il capolino più grande, corrispondente all’analoga coltivata, entrambe con le medesime proprietà applicabili in fitoterapia.
La Calendula officinalis fa parte della numerosa famiglia delle Asteraceae, è un’erbacea annuale o biennale, alta fino a mezzo metro, con portamento eretto. La sua radice è fittonante, lunga 20-30 cm e diametro di circa 1-2 cm, colore che va dal bianco-giallognolo al bruno chiaro, dalla radice principale si diramano numerose radici secondarie costituite da filamenti sottili. Il fusto è erbaceo, ma lignificato alla base, con rami fitti; le foglie inferiori sono spatolate, le superiori più piccole, amplessicauli, a margine intero o con piccoli denti appuntiti, dotate tutte di peli brevi, più fitti al margine.
I capolini, che costituiscono l’infiorescenza, hanno un diametro di 5-6 cm, anche se possono arrivare fino agli 8 cm; sono solitari, numerosi e posti all’apice del fusto, dotati di brattee inserite sul ricettacolo nudo. I fiori sono dimorfi, ossia tubulosi i fiori del disco e ligulati quelli del raggio, mentre l’ovario è infero.
La Calendula è una pianta robusta e poco esigente, predilige i luoghi soleggiati, caldi, umidi e i terreni argillosi, ma riesce a sopravvivere anche in terreni poco fertili e a condizioni climatiche avverse. La possiamo incontrare in pianura e collina fino ad altitudini di 600 m s.l.m. La fioritura avviene tra giugno e dicembre.
La droga della Calendula è costituita dai capolini che contengono olio essenziale, saponine triterpeniche, carotenoidi (luteina) che le conferiscono il tipico colore, flavonoidi, cumarine, fenoli, tannini e lattoni sesquiterpenici, steroli, composti azotati e in particolare allontoina; nonché paraffine e polisaccaridi.
La Calendula ha un ampio spettro di applicazioni nel campo della fitoterapia.
Per quanto riguarda l’uso interno ha attività epatoprotettiva, ipolipemizzante, antiulcera, spasmolitica, aiuta a risolvere problemi ginecologici (amenorrea e dismenorrea).
Ad uso esterno riesce a risolvere tantissime problematiche cutanee ed in particolare scottature, ustioni, geloni, foruncoli, dermatosi secche, eczemi, ragadi, follicoli, ulcerazioni, punture di insetti, emorroidi, ulcere varicose, calli; problemi che si risolvono con l’utilizzo di una pomata.
Altre forme farmaceutiche utilizzate possono essere la tisana, la tintura madre e l’oleolita.
Ingredienti per una crema alla Calendula:
- 30 g oleolito di Calendula
- 30 g olio girasole
- 20 g acqua
- 3-4 g cera d’api.
Applicazioni: idratante, lenitiva e rigenerante. Si utilizza su pelli arrossate e screpolate. In caso di geloni aggiungere 5 gocce di o.e. di Limone.
La Calendula è anche una pianta alimurgica ( si utilizza in cucina) sfruttando l’intera pianta: si usano le piante intere lessate e ripassate in padella con burro oppure olio aglio e peperoncino; le foglie con la cottura perdono il loro sapore forte e acquistano un gusto dolce. Le foglie ancora tenere dal sapore intenso, sono usate crude per aromatizzare insalate, verdure o carni. Foglie e fiori sono usati per preparare salse e ripieni. I fiori messi nel brodo di carne, oltre al colore, aggiungono sapore e profumo gradevole. I petali dei fiori si aggiungono nelle insalate o per colorare risotti in sostituzione dello zafferano. I boccioli possono essere messi sottaceto o sotto sale come i capperi.
La Calendula è anche protagonista di molte leggende e racconti popolari: nella mitologia greca il fiore nacque dalle lacrime di Afrodite per l’amato Adone, eroe greco e giovane amante della Dea, che morì trafitto da un cinghiale inviatogli dal gelosissimo Ares, compagno della Dea. La Calendula appunto rappresenta il fiore del dolore e della pena, anche perché essendo un fiore che abbassa il capolino al tramonto rappresenta il simbolo della mestizia e del lutto.
Secondo un’altra leggenda inglese è simbolo di gelosia. Sono raffigurate come zitelle mai amate da nessuno che morendo si trasformano in questo fiore di colore giallo di rabbia.
Il fiore era utilizzato in passato dai contadini come “barometro”, questo perché se l’aria è troppo umida i capolini durante il giorno non si aprono; basta quindi osservarli per sapere se aspettarsi una giornata di pioggia oppure no.
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
Maggiori informazioni su:
Calendula (Calendula officinalis)
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