Arancio: un confronto dolce-amaro
Pubblicato il Febbraio 20, 2017 - Benessere
Il genere Citrus comprende circa 16 specie, le più importanti e conosciute sono rappresentate da: Arancio dolce (C. sinensis), Arancio amaro (C. aurantium var. amara), Limone (C. limon), Lime (C. aurantifolia), Pompelmo (C. paradisi), Mandarino (C. reticolata), Cedro (C. medica), Bergamotto (C. x bergamia) e Chinotto ( C. x myrtifolia).
Si tratta di alberetti originari dell’Asia orientale, naturalizzatisi nella regione Mediterranea e che sono oggi coltivati in tutte le zone temperato-calde (California, Australia e Sud America) per i loro frutti commestibili.
Tra tutte queste specie l’Arancio rappresenta certamente la pianta da frutto più importante del mondo.
In base a differenti caratteristiche botaniche, organolettiche e chimiche vengono distinte due varietà di Arancio: quella amara e quella dolce.
La famiglia di appartenenza dell’Arancio e di tutti i componenti del genere Citrus, è quella delle Rutaceae, distinta in due grandi gruppi: le Rutaceae che contengono oli essenziali (tra cui l’Arancio e le specie citate in precedenza) e quelle che contengono alcaloidi.
ARANCIO AMARO
L’Arancio amaro è un piccolo albero di 4-5 m di altezza, tronco molto ramificato e chioma sferica; con rami spinosi, foglie ovali, intere, verdi scure, appena coriacee e lucenti, con picciolo di 1-3 cm di lunghezza dotato di un ala. Guardando le foglie in trasparenza è possibile vedere anche ad occhio nudo dei punti chiari, in abbondanza sul margine; che sono le ghiandole contenenti olio essenziale.
I fiori, bianchi e odorosi, sono organizzati in cime terminali, con calice brevissimo a cinque sepali, cinque petali, numerosi stami, ovario supero costituito da circa 10 carpelli saldati e stilo unico.
Il frutto, chiamato esperidio, è una particolare bacca ad epicarpo e mesocarpo indivisibili ed endocarpo carnoso che forma tante logge (spicchi), contenenti i semi ed il succo.
Il frutto dell’Arancio amaro è più piccolo rispetto a quello dell’Arancio dolce, ha superficie rugosa di colore rosso-arancio a maturità, è ricco di grosse tasche di tipo schizogeno contenenti anch’esse olio essenziale, molto ben visibili ad occhio nudo.
Dell’Arancio amaro si utilizzano: la scorza (esocarpo + mesocarpo) dei frutti, l’endocarpo, i fiori e le foglie.
Le foglie contengono esperidina, stachidrina, olio essenziale, glucosio, tannino e hanno proprietà digestive, antispasmodiche e sedative.
I fiori, chiamati zagare, raccolti da aprile a maggio quando sono ancora in boccioli, hanno proprietà antispasmodiche e sedative.
I frutti, raccolti da novembre ad aprile, hanno la scorza che contiene: olio essenziale, esperidina, isoesperidina, neoesperidina, auranziamarina, acido esperidinico, pectina, vitamina A e vitamina C. Dalla polpa dei frutti si ricava la pregiata e nota “confettura di arance amare”.
La scorza ha proprietà tonico-amare, stomachiche e febbrifughe.
Dalla spremitura a freddo della scorza si ricava un olio essenziale contenente: limonene, mircene, canfene, pinene, ocimene, alcoli, chetoni e aldeidi. Le proprietà dell’olio essenziale sono antisettiche, battericide, antimicotiche, carminative e sedative.
L’Arancio amaro contiene un’ampia gamma di costituenti tra cui glucosidi flavonici (come l’esperidina), cumarine, polimetossiflavoni, aldeidi, amine e monoterpeni.
I principi attivi sono due: l’octopamina e la sinefrina.
In Italia la Circolare n. 3 del 18 luglio 2002, pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 188 del 12/08/2002, riporta avvertenze specifiche per prodotti contenenti alcuni ingredienti vegetali. Riguardo l’Arancio amaro la circolare recita: «l’apporto giornaliero di sinefrina con le quantità d’uso indicate non deve superare i 30 mg, corrispondenti a circa 800 mg di Citrus aurantium con un titolo del 4% di tale sostanza. Avvertenze: non superare la dose giornaliera consigliata. In presenza di cardiovasculopatie e/o ipertensione, prima di assumere il prodotto, consultare il medico. Si sconsiglia l’uso in gravidanza, durante l’allattamento e al di sotto dei 12 anni».
Dai fiori invece si ricava, tramite distillazione in corrente di vapore, un olio essenziale, conosciuto con il nome di Neroli, così chiamato in onore della principessa di Nerola, seconda moglie del principe Flavio Orsini di Nerola e duca di Bracciano che amava utilizzarlo come profumo, tanto da diventare una moda che si diffuse in Francia alla corte di Luigi XIV. L’essenza non è soltanto gradevole, ma possiede proprietà antispasmodiche e sedative e viene impiegata in lozioni e preparati per uso esterno (massaggio) nelle situazioni di stress, tensione nervosa e insonnia. In cosmetica manifesta azione dermopurificante, tonica e rassodante.
Gli usi tradizionali dell’Arancio ricalcano quelli ormai scientificamente riconosciuti: l’infuso dei fiori era bevuto per curare bronchiti, mentre l’infuso della scorza come spasmolitico e sedativo; inoltre per allontanare le tarme si poneva negli armadi un’arancia con qualche chiodo di garofano.
ARANCIO DOLCE
L’Arancio dolce (Citrus sinensis = Citrus aurantium var. dulcis) è un albero che può arrivare fino a 12 m, le foglie non presentano il picciolo alato e contengono meno tasche secernenti olio essenziale, per questo ha un odore meno marcato dei frutti della var. amara.
I fiori sono più piccoli e anch’essi meno odorosi, mentre l’esperidio ha un diametro 10-15 cm ed è utilizzato soprattutto come frutto da alimentazione.
Il primo albero di Arancio dolce fu importato in Europa dai marinai portoghesi e donato al primo ministro del Portogallo nel XV secolo. Ecco forse spiegato perché ancora oggi, in alcune aree regionali, l’Arancio dolce viene chiamato “portogallo”, indicando il nome del frutto come quello della prima nazione europea in cui sbarcò.
La droga è costituita dalla scorza e dall’endocarpo del frutto.
Dalla scorza si ricava un’essenza che si estrae tramite spremitura a freddo; composta da limonene, alfa-pinene, mircene, sabinene (monoterpeni), aldeidi, alcoli, chetoni e auraptene (famiglia delle cumarine).
L’essenza ha proprietà antidepressive, antinfiammatorie, antimicotiche, antisettiche, carminative, coleriche, digestive, ipotensive e sedative. Si utilizza anche contro l’obesità, la ritenzione idrica, nelle affezioni respiratorie, nella stipsi, nell’aerofagia, ma anche come aromatizzante in farmacia e come fragranza nei profumi e nei saponi.
Curiosità: nella mitologia greca si narra di Giunone, che andata sposa a Giove, portò come dote degli alberelli che producevano frutti d’oro e cioè arance e limoni, simboleggianti l’amore e la fecondità (da qui proviene l’usanza, nelle celebrazioni matrimoniali, dei fiori d’arancio, considerati simbolo di purezza della sposa). Giove, preoccupato, che il prezioso dono potesse essergli sottratto, trapiantò gli alberelli in un meraviglioso giardino che fece custodire dal drago Aidone e da mitiche fanciulle, dal canto dolcissimo, dette Esperidi (da qui lo spunto di aver dato il nome di Esperidio a tutti gli agrumi).
Il Carnevale d’Ivrea (TO) è conosciuto come la battaglia delle arance, quale rievocazione di una leggendaria rivolta popolare. Protagonista della leggenda è Violetta, la figlia di un mugnaio, promessa sposa a Toniotto, che si ribella alle pretese del feudatario reclamante il diritto allo jus primae noctis. Fingendo di accettare l’invito, dopo essersi recata nel Castello di S. Maurizio, uccide il tiranno con un pugnale, nascosto tra i capelli, e dà il segnale al popolo, stanco delle continue tasse e dei soprusi, che si solleva contro i nobili. La battaglia delle arance rievoca questa ribellione: il popolo rappresentato dalle 9 squadre degli aranceri a piedi, combatte a colpi di arance contro le armate del feudatario, rappresentate dai tiratori sui carri trainati da cavalli, con indosso protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
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