Alla scoperta di… un nuovo modo di vedere l’olio essenziale di lavanda
Pubblicato il Luglio 7, 2016 - Aromaterapia

Molti di noi conoscono le Piante Aromatiche e i loro Oli Essenziali, le proprietà e i benefici, nonché i motivi che portano la pianta alla produzione di queste essenze volatili.
Quali sono però le strutture che si dedicano alla produzione degli oli essenziali?
Nella pianta se ne possono distinguere di varie tipologie, che vengono suddivise, a seconda della loro posizione, in strutture secretorie interne e strutture secretorie esterne.
Le strutture esterne, portate dall’epidermide della pianta, sono costituite da specifici peli, i tricomi ghiandolari. Il loro compito è quello di produrre ed accumulare sostanze di vario genere, necessarie allo svolgimento di numerose funzioni.
Oltre ai tricomi fondamentali per la sintesi di oli essenziali infatti, ne esistono altri capaci di produrre sostanze glucidiche (zuccherine), i nettari, utili a richiamare gli insetti impollinatori; oppure peli ghiandolari che si rivestono di sostanze viscose ed enzimi digestivi, consentendo la cattura e la digestione di piccoli insetti; come accade ad esempio per le piante carnivore.
Esistono poi i peli urticanti, caratteristici e abbondanti nell’Urtica dioica; nonché le ghiandole saline, necessarie alle piante che vivono lungo il litorale marino ad espellere il sale in eccesso ed evitarne un accumulo dannoso nei tessuti vegetali.
Tornando agli oli essenziali, esistono per la loro produzione varie tipologie di tricomi ghiandolari, che possono essere costituiti da una singola cellula vegetale o da più cellule.
I tricomi più elaborati sono quelli pluricellulari, che si sviluppano a partire da una singola cellula epidermica; che per successive divisioni cellulari da origine ad una struttura complessa costituita da:
- Una cellula basale
- Un gambo (costituito da un massimo di 3 cellule)
- Una testa (formata da uno o più cellule vegetali)
Le cellule secernenti sono rivestite esternamente da una cuticola, ossia una pellicola cerosa protettiva che consente alla ghiandola, una volta prodotto l’olio essenziale, di riversarlo e accumularlo all’interno dello spazio sottocuticolare.
Essendo poi la cuticola sottile e fragile basta davvero poco per romperla, e farne fuoriuscire il secreto.
Poter toccare con mano e visionare in dettaglio queste strutture non è cosa semplice, sono necessarie strumentazioni appropriate, capaci di compiere ingrandimenti almeno 30-40 volta superiori al normale.
Il microscopio stereoscopico, noto anche come stereomicroscopio è uno strumento molto utile nel settore botanico e in quello della biologia vegetale, perché in grado di fornire una visione tridimensionale di dettagli, praticamente invisibili ad occhio umano, di piccole strutture quali fiori, foglie, frutti, radici ecc…
Entrando nello specifico vogliamo esplorare i tricomi ghiandolari di una pianta appartenente alla famiglia delle Lamiaceae: la Lavandula angustifolia Miller
I tricomi ghiandolari di Lavanda sono chiaramente visibili sul calice fiorale.
Dalla forma tubulare questo calice è costituito da 5 sepali fusi insieme, con superficie esterna irregolare, caratterizzata da numerose costole in rilievo.
Come si nota chiaramente dalle immagini, l’intera superficie esterna del calice è rivestita da numerosissimi peli, in questo caso tricomi non ghiandolari, formati da cellule morte numerose e ramificate (per questo detti a “corna di cervo”), con funzione protettiva.
Più aumenta l’ingrandimento, più è possibile visionare queste splendide strutture, rigonfie di essenza, che conferiscono la caratteristica fragranza ai fiori di Lavanda.
Quest’esplorazione ci permette di capire in modo molto semplice il perché basta un lieve sfregamento con le dita per godere dell’aroma di questi fiori e … perché basta del semplice vapore acqueo per trasportarne via l’essenza!
LAURA EDERLE
Scheda pianta:
Lavanda (Lavandula angustifolia Miller)
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