Alla scoperta dell’oro rosso: lo zafferano
Pubblicato il Dicembre 2, 2015 - Benessere
Lo Zafferano è la polvere della pianta che ha come nome scientifico Crocus sativus, appartenente alla famiglia delle Iridaceae; è una pianta erbacea, perenne, alta dai 10 ai 30 cm.
L’apparato radicale è inserito a livello di un bulbo-tubero arrotondato, a base appiattita, rivestito da tuniche reticolate, fibrose, strette, prolungate ad avvolgere gli scapi fiorali sotto forma di guaine membranose.
Le foglie sono lineari, strette, larghe 2-3 mm, solcate internamente, di colore verde scuro; originano a settembre sotto forma di ciuffi, per raggiungere un’altezza uguale ai fiori all’epoca della fioritura (ottobre) di circa 4-6 cm e si allungano in seguito fino a raggiungere i 30 cm; seccando a primavera avanzata (maggio-giugno).
Ogni pianta dà uno o pochi fiori a peduncolo breve: l’ovario è infero e sotterraneo; il perigonio a tubo stretto e lunghissimo, si divide in 6 larghi tepali, violacei, lunghi 4-5 cm e larghi 18-25 mm, gli interni leggermente più piccoli degli esterni.
Gli stami sono 3, hanno un filamento bianco breve e l’antera gialla a base sagittata, lo stilo è unico e all’estremità si divide in tre stimmi.
Le piante coltivate sono sterili, hanno il polline, ma non fruttificano; si moltiplicano agamicamente, infatti un tubero ogni anno ne produce da 2 a 4.
Negli esemplari non sterili il frutto è una cassula a tre logge.
La droga è costituita dagli stimmi, uniti ad una breve porzione di stilo.
I fiori si raccolgono appena sbocciati e si portano in un luogo chiuso per poi togliere l’estremità dello stilo con gli stimmi.
I tre stimmi sono lunghi 3-4 cm, si accorciano e assottigliano con l’essiccazione, sottilissimi alla base per allargarsi gradualmente a forma di tromba all’estremità, di colore rosso ed orlo giallo; mentre lo stilo è bianco.
Si trovano in commercio sotto forma di stimmi uniti allo stilo, che essiccati formano una massa di fili intrecciati rosso-arancio scuro, o in polvere.
Al tatto sono untuosi, l’odore è caratteristico, forte quando sono secchi e debole se freschi, il sapore è aromatico e amaro.
La droga contiene carotenoidi, che gli conferiscono il caratteristico colore e sono più precisamente crocina e picrocrocina.
Contiene inoltre olio essenziale caratterizzato dalla presenza di safranale, il principale responsabile dell’aroma.
Questa pianta originaria dell’Asia Minore, ora è coltivata in molti Paesi, tra cui l’Italia e in particolare nelle regioni Abruzzo e Sardegna.
La coltivazione si effettua piantando i tuberi in giugno-luglio, ad intervalli di 5-7 cm l’uno dall’altro, in solchi profondi 10-12 cm distanti tra loro circa 20 cm.
Lo Zafferano è utilizzato soprattutto in cucina come spezia, ma è anche un colorante, un afrodisiaco e possiede numerose proprietà medicinali.
Ha attività digestive, sedative, antispasmodiche; è un ipolipemizzante ed emmenagogo.
È anche uno dei costituenti delle gocce di Laudano, un preparato galenico a base di oppio (utilizzato come analgesico).
Molto importante è la posologia dello Zafferano perché se è vero che la dose giornaliera massima è di 1,5 g, la dose abortiva è di soli 10 g mentre a 20 g si raggiunge la dose letale (M. Nicoletti, Botanica farmaceutica, Edises, 2007). I sintomi dell’avvelenamento sono ittero, gastroenterite, menorragia, aborto, nefrite emorragica e convulsioni.
Il prezzo è molto elevato poiché per ottenere un kg di droga occorrono 200.000 fiori e 500 ore di manodopera; proprio per questa ragione le sofisticazioni sono molto frequenti, e avvengono in genere con l’impiego di curcuma, fiori di calendula, cartamo, o fibre di canapa colorate artificialmente.
Esistono molte leggende sullo Zafferano, ma il più antico documento che ne attesta l’apprezzamento e l’uso è un papiro egiziano del XV secolo a.C.
Il fiore è citato anche nel Cantico dei Cantici del Vecchio Testamento ed è presente nelle opere di Virgilio, Plinio e Isocrate, famoso maestro di retorica greca, che si faceva profumare i guanciali con l’essenza di zafferano prima di andare a dormire, mentre le donne troiane lo utilizzavano per profumare i pavimenti dei loro templi.
In uno dei tanti racconti della mitologia greca, il mortale Croco era innamorato della ninfa Smilace. Gli dei, mossi a compassione della disperazione del giovane Crocus, che si consumava d’amore per Smilace, trasformarono entrambi in un fiore.
Di qui la nascita della pianta dello Zafferano con due fiori, uno più alto ed un più corto, a simboleggiare i due amanti.
ANJA LATINI
Erborista iscritta al RNEP n. GLT0018S
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