Alchemilla: l’erba degli alchimisti
Pubblicato il Febbraio 1, 2022 - Benessere
L’Alchemilla vulgaris, appartiene alla famiglia delle Rosaceae.
I sui nomi popolari sono: “Erba stella” per i fiori verde chiaro, formati da due verticilli di quattro sepali ciascuno che le conferiscono l’aspetto di una stella; oppure “Erba ventaglina”, per le foglie che presentano dai sette agli undici lobi dentati.
Il temine Alchemilla deriva da alchimia, in quanto gli alchimisti medievali utilizzavano le grosse perle di rugiada che si depositavano proprio sulle sue foglie durante la notte; che erano dette “acqua celestiale”.
In Italia è frequente incontrarla nei pascoli montani (Alpi e Appennino), dove predilige i prati umidi di montagna, i corsi d’acqua e l’ambiente umido del sottobosco.
L’Alchemilla è un erba perenne i cui fusti eretti sono lunghi circa 30-40 cm; le foglie palmato-lobate più o meno glabre, pieghettate come un ventaglio, trattengono gocce d’acqua dopo la pioggia. La foglia somiglia a quella della Malva, ma è più dura, con un numero generalmente maggiore di lobi, a margine fittamente seghettato; e i peli sono semplici, non stellati come nella Malva.
I fiori, privi di corolla, sono riuniti in infiorescenze a corimbo giallo-verdastre. I quattro sepali si trovano al margine del disco a forma di coppa; all’esterno si trovano le quattro brattee del calicetto; gli stami sono pure quattro.
Il frutto è un achenio.
Parti usate: la pianta.
Costituenti principali: acido salicilico, fitosterolo, acido palmitico, tannino e saponine. Per la presenza dell’acido salicilico fu spesso usata internamente nelle forme reumatiche e nel mal di testa; per il tannino come astringente.
Proprietà: astringente e antisettica, antinfiammatoria, stomachica, tonica, diuretica, emostatica, decongestionante degli organi (fegato), ha azione elettiva sull’organismo femminile, azione sedativa, e cicatrizzante (uso esterno).
Indicazioni:
Uso interno – mestruazioni abbondanti, dismenorree, leucorree (H. Leclerc), facilita il parto, anemia, diabete, enterite, diarree, spasmi dello stomaco, meteorismo, congestione epatica, cefalee, affaticamento nervoso, alcune insonnie, reumatismi, aterosclerosi, obesità, debolezza muscolare dei bambini.
Uso esterno – prurito vulvare (H. Leclerc), piaghe (suppuranti, varicose, cancrenose), ulcere alle gambe, artrite dentaria (gargarismi), mal di gola, raucedini.
Molto usata nella medicina popolare europea per dare sollievo ai disturbi femminili come irregolarità nel ciclo mestruale ed ai sintomi della menopausa.
L’erborista Nicholas Culpeper affermava che era “molto adatta per ferite infiammate e per bloccare sanguinamento, vomito, flussi di ogni tipo, ematomi a seguito di cadute e rotture” e che “risana rapidamente ferite fresche”.
Alcuni esempi pratici:
Uso esterno:
Crema sedativa (prurito vulvare H. Leclerc)
Estratto fluido di alchemilla 2g
Idrolato di rosa 18g
Lanolina 10g
Vaselina 30g
S/applicazioni locali
Decotto: 100g per 1L d’acqua (pulizia delle piaghe, irrigazioni vaginali). Lo stesso decotto può essere impiegato, mediante gargarismi, come disinfiammante di bocca e gola.
Infuso popolare per ustioni e bruciature (L. Zambotti)
Alchemilla vulgaris herba 40 g
Plantago lanceolata folia 20 g
Calendula officinalis flores 20 g
Sanicula europea herba 20 g
Controindicazioni: Non assumere per periodi troppo lunghi a causa del contenuto di tannini. Non assumere in gravidanza e allattamento.
I tannini sono sostanze fenoliche idrosolubili che si concentrano nei tessuti delle piante, nel legno di Querce e Castagni, nei Cachi ed in numerose piante erbacee come Agrimonia, Alchemilla, Bistorta e anche nel Rovo. Sono millenni che i conciatori usano i tannini per la concia delle pelli perché sono sostanze che provocano la precipitazione delle proteine, facilmente marcescibili, e quindi estraendole dalle pelli ne impediscono la decomposizione putrida. In medicina si usano come vasocostrittori e antidoto ai veleni e sono importanti nei processi fermentativi e nelle produzioni alimentari come amaricanti, astringenti, antibatterici e antivirali.
L’astringenza al palato è dovuta proprio alla capacità di far precipitare le proteine, (quindi anche gli enzimi) della saliva.
GIULIA CALDARELLI
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