Albero di gelso: storia, proprietà e benefici
Pubblicato il Maggio 6, 2019 - Benessere
Pianta arborea dotata di notevole rusticità, che ben si adatta a condizioni pedoclimatiche assai varie; il Gelso è proveniente dall’Asia e presente in Italia da secoli, dove si è diffuso in passato per l’impiego tradizionale delle sue foglie come alimento del baco da seta.
Il poeta Ovidio riprese, nelle Metamorfosi, l’antico mito di Piramo e Tisbe, secondo cui i frutti del Gelso si sarebbero tinti del sangue dei due giovani innamorati, che erano soliti incontrarsi sotto la grande ombra di un Gelso dai frutti “bianchi come la neve”.
Appartenente alla famiglia botanica delle Moraceae, dal latino mora = ritardo, per il tardivo risveglio primaverile rispetto agli altri alberi coltivati, quest’albero in base al colore dei suoi frutti è classificato in due specie: Morus alba Gelso bianco, Morus nigra Gelso nero.
Sembra sia stato il Gelso nero (Morus nigra) il primo ad essere adattato e coltivato per i suoi frutti, non solo a fini alimentari ma anche per scopi medicinali dai Greci e dai Romani (Bertelli Bargamaschi, 1994).
Il Gelso è un albero con chioma abbondante ed allargata, alto fino a 15 m.
Le sue foglie sono ovate e prive di lobi o cuoriformi e seghettate, con apice acuto; il colore è di un verde brillante e generalmente la forma è irregolare ed asimmetrica, per cui una metà non si sovrappone all’altra.
I rami sono di colore grigio-chiaro e, quando spezzati emettono un lattice biancastro.
I fiori maschili e quelli femminile si trovano sulla medesima pianta. Le infiorescenze maschili a forma di amento compaiono con le foglie; quelle femminili in agosto, dopo la fecondazione, maturano e subiscono una trasformazione, divengono carnose e costituiscono una infruttescenza simile alla mora, nella quale si trovano gli acheni.
Dai frutti si ricava uno sciroppo ad azione leggermente astringente (sciroppo di more) usato in farmacia, che è anche un ottimo collutorio in caso di mal di denti e di gengive infiammate. I frutti si sono dimostrati anche una buona fonte di tocoferoli e carotenoidi (altre molecole dotate di attività antiossidante). Diversi studi indicano che le antocianine contenute abbiano effetti benefici sulla salute, esplicando un’azione di protezione sull’endotelio vascolare, riducendo il rischio di disturbi cardiovascolari e infarto.
Le foglie, assunte sotto forma di infuso, sono efficaci contro il diabete; dotate di proprietà diuretiche, sono indicate per combattere mal di gola e tosse. Il decotto di foglie essiccate e bollite in aceto si presta a sciacqui contro il mal di denti. Rutina e quercetina, i principali componenti delle foglie, tengono sotto controllo i livelli dei grassi nel sangue.
La corteccia della radice essiccata del Gelso nero è considerata purgante e tenifuga, mentre quella del Gelso bianco è reputata lassativa e le foglie ipotensive e diuretiche.
Le foglie del Gelso bianco sono destinate all’alimentazione del baco da seta. Una ricerca commissionata dalla FAO (Benavides, 1995) ha però valutato il loro impiego anche come foraggio per altri animali (suini, bovini, ovini, animali da cortile) dal momento che si tratta di un cibo ben digeribile e appetibile, ma soprattutto sano e nutriente.
Si trovano notizie delle proprietà medicamentose del Gelso anche nella medicina tradizionale cinese, dove viene considerato epatoprotettore, rinforzante delle cartilagini, diuretico e normalizzatore della pressione sanguigna (Zhang, 2008).
La farina ricavata dalle foglie del Gelso bianco è stata valutata in una ricerca indiana (Srivastava, 2003) tanto nutrienti per il baco da seta sono invece sottovalutate per l’alimentazione umana; così i ricercatori hanno preso in esame il pane indiano paratha preparato con una parte di farina di foglie di Gelso e 4 di farina di Frumento, riscontrando un buon valore proteico.
Morus nigra gemme, M.G. 1 DH: ha un particolare organotropismo per il pancreas ed è indicato nelle turbe del metabolismo glucidico in quanto possiede una blanda azione ipoglicemizzante.
Morus nigra scorza di radice M.G. 1 DH, negli edemi con oliguria, nell’asma, nelle tossi con dispnea e nei traumatismi (Compendio di gemmoterapia clinica di F. Piterà).
GIULIA CALDARELLI
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