Acidi grassi polinsaturi: dove si trovano e a cosa servono
Pubblicato il Settembre 30, 2014 - Benessere
Perché è usanza mangiare pesce di venerdì?
È una tradizione che deriva da un precetto generale della chiesa cattolica che prevedeva il consumo di pesce, come segno di astinenza e privazione dal piacere di mangiar carne; la carne, infatti, era cibo ricercato e consumato eccessivamente soprattutto dalle famiglie dell’alta borghesia medioevale.
Tuttavia, se a quel tempo ci fossero state le giuste conoscenze in ambito medico e nutrizionale , avrebbero di sicuro capito che mangiare pesce non era poi così tanto una penitenza, quanto un vantaggio per la propria salute!
Il pesce è infatti una delle principali fonti di acidi grassi polinsaturi, molecole indispensabili per lo svolgimento di numerose funzioni biologiche e per il mantenimento dello stato di benessere.
Cosa sono gli acidi grassi polinsaturi?
Gli acidi grassi polinsaturi, conosciuti anche con l’acronimo di PUFA (Poly Unsutered Fatty Acids), sono delle molecole costituite da lunghe catene carboniose che presentano almeno due doppi legami (se è presente un unico doppio legame si parla allora di acidi grassi monoinsaturi).
In natura sono presenti numerosi tipi di acidi grassi polinsaturi, che differiscono per il numero di atomi di carbonio e di doppi legami presenti. Vi è una specifica nomenclatura necessaria a distinguerli.
Di nostro interesse sono gli acidi grassi omega 3, chiamato anche acido linolenico e omega 6 o acido linoleico, i quali vengono definiti acidi grassi essenziali (EFA – Essential fatty acids) poiché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli e quindi devono essere necessariamente introdotti con la dieta.
In linea generale possiamo affermare che gli acidi grassi omega 3 si ritrovano principalmente nel pesce, in modo particolare nel pesce grasso come il salmone;
gli omega 6, invece, sono presenti in buone percentuali negli oli vegetali come olio di girasole, olio di mais, olio di soja, olio di borragine, olio di colza, eccezione fatta per l’olio di semi di lino che presenta un maggior quantitativo di acidi grassi della serie omega 3.
Come è già stato detto, gli acidi grassi polinsaturi sono coinvolti in numerose reazioni biologiche;
essi sono indispensabili per:
la produzione di energia
la formazione delle membrane cellulari
il trasferimento dell’ossigeno dall’aria al sangue
la sintesi di emoglobina
la funzione delle prostaglandine
il corretto equilibrio ormonale e per la produzione ormonale.
Buona abitudine è quindi consumare una, meglio due, volte alla settimana pesce, frutta secca e alternare il condimento a base olio extravergine d’oliva anche con oli di semi, per mantenere un apporto sempre equilibrato di acidi grassi essenziali.
Carenze di acidi grassi portano, a lungo andare, a profonde alterazioni biologiche in diversi organi e tessuti come:
alterazioni della pelle quali eczema, acne, pelle secca, fragilità di capelli ed unghie
predisposizione ad allergie in genere
astenia (senso di spossatezza e mancanza di energie)
squilibri ormonali
malattie con disturbi cardiaci e circolatori.
A causa di alimentazioni scorrete, sbilanciate e monotone si va sempre più incontro a carenze di acidi grassi essenziali omega 3 ed omega 6, il cui apporto risulta insufficiente soprattutto nelle popolazioni occidentali, il cui consumo di pesce è sempre più sporadico.
Proprio per questi motivi risulta necessaria un’integrazione di acidi grassi polinsaturi che vada al di là dell’alimentazione, per esempio utilizzando l’olio proveniente dalla spremitura dei semi di Borragine (Borago officinalis), Enotera (Oenothera biennis) e Perilla (Perilla frutescens), le tre piante che contengono le percentuali più alte di acidi grassi polinsaturi presenti in natura.